Incontro alla pietra d’inciampo dedicata ad Alberto Pepe in via Cavour e poi alla Villa Comunale al cippo dei martiri militari
TERAMO – La città di Teramo ha celebrato il giorno della memoria (che quest’anno coincide con gli 80 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz Birkenau) alla pietra d’inciampo in viale Cavour che ricorda il sacrificio dell’ufficiale teramano Alberto Pepe – morto nel campo di concentramento nazista di Unterluss il 4 aprile 1945 -, assieme a quello di tantissimi antifascisti e antirazzisti.
Il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto e il presidente del Consiglio comunale, Sandro Melarangelo, assieme ai rappresentanti dell’Anpi e di Teramo Nostra, assessori e consiglieri comunali e altre autorità provinciali e cittadine, hanno poi fatto visita alla Villa Comunale ‘Stefano Bandini’ al cippo dedicato all’ufficiale teramano e a tutti gli. internati militari italiani (IMI): qui hanno deposto una corona d’alloro in riconoscenza e con gratitudine di coloro che diedero la vita opponendosi alla barbarie nazifascista.
Il primo cittadino, nel suo intervento, ha messo in guardia, dai “rinnovati nazionalismi, alle guerre che ancora oggi spengono ogni luce negli occhi dei bambini privandoli dell’innocenza, di fronte alla concezione dello straniero come diverso da respingere e come numero tra numeri, di fronte all’utilizzo indiscriminato di termini come ‘razza’” e che tutti siamo chiamati “a un’assunzione di responsabilità. Perché l’indifferenza, il voltarsi dall’altra parte, la mancata difesa della democrazia, sono il substrato sul quale si innestano l’odio, la violazione dei diritti, l’attacco stesso alla democrazia. Quella democrazia senza la quale è impossibile prevenire i genocidi“.
“La Storia, la memoria – ha proseguito il sindaco -, ci richiamano ogni giorno a un impegno quotidiano e costante per la pace e la giustizia, senza la quale la pace non può esistere. Nessuno di noi, dunque, può chiamarsi fuori dal dovere della memoria e dalla sua proiezione nel presente e nel futuro. Il faro di ogni nostra azione, oggi come ieri, deve restare la nostra Costituzione, che trova la sua genesi proprio nell’antifascismo e nei suoi valori mettendo al centro la persona. Basti pensare allo straordinario valore dell’articolo 3 della nostra Carta, che stabilendo che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, ha rappresentato e rappresenta un baluardo contro gli abomini e le violenze vissute in un passato di cui dobbiamo continuare ogni giorno a fare memoria”.
“Oggi – ha concluso D’Alberto -, la vera sfida, è quello di riappropriarci della memoria come vaccino contro ogni forma di negazione della dignità umana, ricucendo passato, presente e futuro e mettendo sempre al centro l’uomo in quanto tale. Solo così potremo assicurarci che quello che è accaduto non si ripeta mai più“.