La consigliera di ‘Teramo è Meglio’ sostiene che possa trattarsi di un incentivo all’attrattività persa dal centro storico e di un sostegno al commercio
TERAMO – La proposta di destinare alla sosta gratuita il parcheggio di piazza Dante, è contenuta in una mozione consiliare da sottoporre alla discussione e al voto dell’assise civica nella prossima riunione, presentata dalla consigliera comunale di ‘Teramo è meglio’, Maria Cristina Marroni.
“Reputo opportuno quanto necessario – scrive Marroni -, in ragione della crisi che attraversa la città – da ultimo con la dislocazione delle scuole che insistevano proprio su Piazza Dante (all’esito del sequestro dell’intero edificio) – che si destinino a sosta gratuita tutti gli stalli presenti in tale piazza, sia quelli a raso e sia quelli sotterranei (circa 260 in totale), non ostando alcun pregresso contrattuale che ne vieti tale destinazione (come nel caso della concessione pluriennale in essere per gli altri stalli a raso del centro), almeno fino a quando siano terminati sia la fase della ricostruzione post-terremoto privata e pubblica, sia i cantieri PNRR, sia i cantieri del cosiddetto Superbonus. Tutti conoscono lo stato attuale della città che attraversa un periodo molto difficile e oneroso, anche per la ingombrante presenza dei cantieri in corso, soprattutto privati ma anche pubblici, i quali arrecano danni all’economia cittadina con particolare riferimento al centro storico”.
Il contenzioso ancora in corso con il precedente gestore dei parcheggi di Piazza Dante si è recentemente risolto a favore del Comune, sia in primo che in secondo grado di giudizio, così da aver consentito di far rientrare tali stalli nell’alveo della gestione pubblica e questo, secondo la consigliera comunale, costituirebbe un vantaggio per l’applicazione della sua proposta.
“Mi auguro – conclude la consigliera Marroni – che dopo la bocciatura da parte dell’Amministrazione della proposta di rendere gratuiti tutti gli stalli a raso a pagamento presenti nel centro storico, almeno in questo caso non ci si appelli a cavilli e motivi ostativi di vieto formalismo, perché sarebbe offensivo per gli interessi della comunità“.