Morirono il montoriese Luigi Coclite e altri 4 operai. Sotto inchiesta una trave progettata e costruita negli stabilimenti di Atri. Coinvolti il patron Alfonso D’Eugenio e il responsabile dell’ufficio calcolo e di produzione
FIRENZE – A distanza di quasi un anno dalla tragedia nel cantiere di via Mariti, a Firenze, del costruendo centro commerciale Esselunga, in cui morirono cinque operai e tra questi anche il 60enne teramano di Montorio Luigi Coclite, la Procura fiorentina ha iscritto tre persone sul registro degli indagati e posto i sigilli alle aziende Rdb.Ita Spa e Italprefabbricati Spa di Atri.
L’inchiesta avrebbe appurato che la causa del crollo mortale nel cantiere va attribuita “a un errore di progettazione che ha interessato in modo particolare la trave TL309-2P relativa al secondo impalcato dell’edificio in costruzione“. Ironia della sorte, quella trave è progettata e costruita nel Teramano, dalla RdB.Ita di Atri, del gruppo D’Eugenio. E Alfonso D’Eugenio, legale rappresentante dell’azienda, risulta indagato assieme all’ingegnere Carlo Melchiorre, responsabile dell’ufficio calcolo e responsabile tecnico di produzione di Rdb.Ita spa, e al direttore dei lavori strutturali all’interno del cantiere, ingegnere Marco Passaleva, incaricato da La Villata Spa, l’immobiliare di Esselunga proprietaria della struttura in costruzione.
I reati ipotizzati per tutti sono omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime, per Melchiorre anche l’ipotesi di cui all’articolo 434, crollo o altro disastro, in concorso. Si ipotizzano inoltre aggravanti della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Lo ha reso noto la stessa procura. Il procedimento è stato ascritto anche a carico della Rdb.Ita nei cui confronti è stato disposto il sequestro preventivo delle aziende ad Atri.
Nella nota della procura si rileva che “venivano calcolati in modo erroneo i carichi che la trave avrebbe dovuto sostenere e veniva inserito nel relativo progetto un quantitativo di ferro (armatura) non in grado di sostenere tali carichi“. Secondo le indagini dei pm titolari dell’inchiesta, Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, la causa della tragedia risiede nei “fatti diretti a cagionare il cedimento del dente della trave mentre veniva effettuato il getto della cappa collaborante sui tegoli del secondo impalcato cui conseguiva il crollo di altre cinque travi e dei tegoli che poggiavano su tali travi e da cui derivava il collasso dell’intero solaio del secondo impalcato e il conseguente crollo dei solai sottostanti“.
Nel provvedimento del gip di Firenze oltre al sequestro preventivo delle due aziende del gruppo D’Eugenio ad Atri, c’è anche quello dell’area del cantiere, “compresi i macchinari, i manufatti, i materiali, i documenti e le altre cose presenti al suo interno, in quanto vi è il pericolo serio e concreto che nel cantiere si verifichino altri crolli che potrebbero provocare la morte o le lesioni delle persone eventualmente presenti nel cantiere“.
Nel crollo del 16 febbraio dello scorso anno persero vita, oltre a Luigi Coclite, alla guida di una autobetoneria, anche Mohamed Toukabri, 54 anni, Mohamed El Farhane (24), Taoufik Haidar (45), Bouzekri Rahimi (56) e altri 5 rimasero feriti.