Riunione di maggioranza calda nel dopo consiglio della brutta figura. Chi c’è dietro ai tre ‘dissidenti’? Ma l’opposizione non ha fatto meglio
TERAMO – Mentre guida una riunione di maggioranza ‘calda’ alle prese con la gestione di una dolorosa ‘primizia’, ovvero la caduta del numero legale in consiglio comunale, per la prima volta in sette anni di amministrazione, il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto si affretta ad anticipare che “non consentirò a nessuno di rovinare tutto quello che è stato costruito finora“.
E a chi gli chiede se è possibile fare un paragone con la disavventura che costò la caduta al suo predecessore Maurizio Brucchi, Gianguido s’incupisce ma subito replica: “Non ci sono le stesse condizioni, assolutamente. Quella era una amministrazione con un bilancio disastrato e in una situazione di stallo politico, noi siamo in una fase di sviluppo e proiezione di un progetto e di un laboratorio che va oltre. E poi io non sono Maurizio Brucchi“.
Che cadde sotto i colpi di una regia in mano a Paolo Gatti. D’Alberto invece? Si trova sotto il fuoco amico di chi? La squadra dei tre dissidenti è composta da una ex Podemos (Valentina Papa), un Dem (Carginari) e un ex Valdo (quel Mistichelli che avrebbe un conto aperto con la giunta D’Alberto, dopo l’estromissione dalla giunta del primo mandato). Lui è pronto a smentirlo, ma la vicinanza politica al consigliere regionale Sandro Mariani è arcinota. Metti poi che questo pomeriggio si affrontava un argomento caso a Camillo D’Angelo, presidente della Provincia, che certo non condivide affinità politiche con Mariani, il cerchio potrebbe chiudersi. Ma come di consueto, potrebbe non esserci solo questo sotto. Ma come dice D’Alberto, è brutto in una squadra, mandare segnali. In effetti, i panni sporchi si lavano in famiglia, soprattutto quando hai la responsabilità di amministrare il bene comune e una città.
Il discorso insomma, è sempre lo stesso. Chissenefrega delle beghe politiche, dei retropensieri e delle ripicche. Sono stati votati per fare gli interessi della città, lo facciano e poi si scrocino dietro le quinte. Con un gesto politico così, hanno rimediato una brutta figura tutti. Un ‘dispetto’ su una deliberazione che detta tempi più veloci per un ritorno alla quasi normalità al Convitto Delfico, in una scuola dove stare tutti insieme, è una caduta di stile puerile prima ancora che una leva di battaglia politica che riguarda solo loro. La stessa, per intenderci, rimediata da quella opposizione che prima ha lanciato l’appello a non votare il punto all’ordine del giorno di oggi – per l’amore del cielo anche se poco cambia, perchè i numeri non avrebbero permesso di fare qualcosa di più – ma poi ha deciso di non partecipare alla discussione per provare a convincere la maggioranza che questo spostamento, anche se provvisorio, potrebbe nuocere al centro storico prima ancora che al popolo del Delfico. Maria Cristina Marroni e Alessio Di Egidio bene hanno fatto a scegliere una strategia diversa.