I dissidi nella governance del gruppo mondiale leader nel settore dei tubi in gomma aveva provocato l’avvio della liquidazione volontaria. ‘Salvi’ i 600 dipendenti del Teramano: sarà formato un nuovo Cda
TERAMO – Si rasserena il cielo sopra l’Alfagomma. Il forte gruppo industriale che soltanto nel Teramano occupa circa 600 dipendenti nel settore dei componenti industriali in gomma, in particolare tubi, sembra aver trovato la quadra attorno a un nuovo consiglio di amministrazione che ne possa mantenere integra la gestione.
Com’è noto, nelle scorse settimane, per dissidi interni alla governance dell’industria – che in Italia e nel mondo dà lavoro a oltre 1.500 famiglie, con un fatturato che supera i 600 milioni di euro e oltre 700 brevetti, con 27 insediamenti in diversi Paesi -, era finita all’attenzione del tribunale di Milano che aveva avviato la procedura di liquidazione volontaria. Un passaggio epocale nella storia di questa industria lombarda, fondata nel 1956 da Felice Gennasio, che aveva messo in ansia i lavoratori e i sindacati. Un epilogo triste legato ai dissidi interni alla famiglia Gennasio, in particolare tra i fratelli Guido e Enrico Gennasio, rispettivamente presidente e ceo dell’azienda, sul modello gestionale dell’azienda che ha importanti commesse per John Deer e Caterpillar, che nel recente passato ha acquisito aziende in crisi come la Yokohama e il marchio della Dunlop francese.
Secondo quanto si è appreso da fonti sindacali e dalle interlocuzioni con i rappresentanti dell’azienda (sul fronte teramano molto attiva è stata la Cisl con Serafino Masci), negli ultimi giorni sarebbe stato raggiunto un accordo, confermato da una nota firmata dal presidente Guido Gennasio: i soci di Alfa Gomma spa (che sono Megg Invest srl e GG Capital srl) hanno raggiunto un’intesa di massima per un “percorso finalizzato a risolvere l’attuale situazione di stallo“, che porterà a un nuovo asset societario per garantire piena operatività e fiducia nel rapporto con i clienti consolidati. Questo dovrebbe avvenire con la nomina di un nuovo Consiglio di amministrazione, che permetterebbe di archiviare la procedura di scioglimento volontario: oltre ai fratelli Gennasio, il nuovo Cda sarà composto da tre nuovi membri. Proprio le dimissioni nel febbraio 2024, le dimissioni di un consigliere aveva portato alla paralisi della società. Nonostante quattro assemblee dei soci, non era stato possibile nominare un nuovo Cda, causando la decadenza delle deleghe e l’impossibilità di prendere decisioni strategiche.