Matteo, il giovane caduto dal ponte San Ferdinando aveva già manifestato problemi psicologici nei giorni scorsi e la sera prima, ma era sempre stato dimesso senza un approfondimento con il Csm
TERAMO – Permangono molto gravi le condizioni di Matteo, il 19enne di Colleatterrato che ieri sera si è lasciato cadere dal ponte di San Ferdinando, dopo essersi allontanato da casa nel quartiere San Benedetto, mentre gli amici e la famiglia lo cercavano disperatamente, preoccupati dal rischio che mettesse in atto un insano gesto.
I sanitari dell’ospedale Mazzini, dopo aver completato tutti gli esami diagnostici necessari per avere un quadro delle gravi conseguenze provocate sul suo corpo dalla caduto da circa 15 metri di altezza, nella notte l’hanno ricoverato nel reparto di rianimazione, dove è costantemente monitorato. Tante sono le persone famigliari, amici e conoscenti, che si sono stretti attorno ai genitori e ai due fratelli di Mattia, che sono piombati nella disperazione dopo quanto accaduto. Ma è anche l’intera città che è rimasta scioccata dalla notizia e dalla sua dinamica.
Queste ore di degenza saranno decisive per il 19enne teramano. Perchè se è vero che non dovrebbe correre pericolo di vita, è altrettanto possibile che questo drammatico evento possa avere ripercussioni pesanti sulla sua normale vita di relazione. L’auspicio di tutti, che fanno il tifo per lui e pregano per una soluzione la più positiva possibile, è che il decorso clinico sia dei migliori e che il giovane fisico assorba al meglio quanto subito, restituendo alla vita questo ragazzo sensibile.
Ma proprio rispetto a questo, sono tanti gli interrogativi che si accavallano nella vicenda. Secondo quanto ricostruito degli ultimi giorni di Matteo prima della caduta, si scopre che il giovane sia stato per ben tre volte al punto soccorso e sempre per la stessa situazione psicologica che poi lo avrebbe spinto a lanciarsi nel vuoto. In precedenza risulta anche un ricovero nella psichiatria ma addirittura la sera prima del fattaccio, ovvero giovedì, il giovane sarebbe stato soccorso dal 118 su segnalazione prima di un’amica (alla quella avrebbe confidato i suoi intenti suicidi) e poi della famiglia: era stato coinvolto in lieve incidente sempre sul ponte di San Ferdinando forse a casa dell’ingestione di una forte dose di un forte ansiolitico. In tutti i casi, e anche dietro consulenza psichiatrica, il ragazzi era stato riaffiorato alla famiglia ed era tornato a casa. Si poteva fare di più? Magari valutare una dimissione protetta con un affidamento al centro di salute mentale per avviare un percorso terapeutico con personale competente e preparato? Questo non è successo, ma è successo il peggio.