TERAMO Il Museo Civico Archeologico “F. Savini” fa mostra di sé nel suo salotto buono, che è la Sala San Carlo, nel giorno della presentazione del “sospirato” Catalogo, con una cerimonia degna dell'evento. Sabato pomeriggio si è mobilitato il pubblico delle grandi occasioni: studiosi, curiosi, presenzialisti, rappresentanti istituzionali, per conoscere il Museo della città finalmente grazie al suo neonato Catalogo e per ripassare un pò della nostra storia attraverso i reperti archeologici qui conservati, “segni della memoria” o “medium del passato”, come sono stati definiti nella prefazione. Se raccogliere oggetti, conservarli, studiarli, ordinarli e mostrarli all'attenzione di tutti sono estrinsecazioni di una voglia o di una necessità di autoconservazione, allora le vicende di questa preziosa collezione d'Interamnia hanno trovato la loro giusta collocazione in quell'edificio di non poca eleganza che è l'ex Tribunale, ed hanno trovato la loro ragione nelle pagine di questo catalogo. Un evento, dicevamo, celebrato con il giusto cerimoniale: i saluti del sindaco e dell'assessore Di Dalmazio, la soddisfazione di Paola Di Felice, la presenza di Alberto Aiardi in rappresentanza della Fondazione Tercas, e poi gli interventi degli studiosi e del funzionario regionale Paolo Antonetti. Significativa è stata, invece, la doppia commozione di Vincenzo Torrieri, in collegamento telefonico da Bagdad dove sta lavorando al riallestimento del Museo Archeologico nazionale iraqeno, commozione generata _ per sue stesse parole _ dall'eccezionale opportunità professionale che sta vivendo in Iran ma anche dal successo del lungo progetto editoriale del quale è stato tra i protagonisti, sottolineato dall'applauso della platea; a proposito: ma visto che lo stesso Torrieri tornerà dall'Iran a metà dicembre, non si potevano aspettare altri 20 giorni per la presentazione del catalogo?Per il Sindaco Chiodi “è stata colmata una lacuna”, per l'assessore Di Dalmazio “è un passo avanti verso la realizzazione del progetto di un Museo che sia propulsore dell'attività culturale cittadina”, per la Direttrice è l'approdo di “un lungo e travagliato cammino”. Il catalogo è comunque una vera e propria operazione sinergica tra istituzioni, che ha visto affiancati, in una raffinata ed innovativa veste editoriale, impresa economica e cultura. La finanza e la politica abbracciano la bellezza, e la Fondazione Tercas non è nuova a questo tipo di avventure; ma stavolta la pubblicazione é concepita almeno nelle promesse non solo come strumento di divulgazione e di analisi minuziosa del singolo reperto, ma come una preziosa antologia ed un irrinunciabile punto di riferimento, dal quale muovere per definire i contorni di un progetto di studio e di intervento attorno alle emergenze archeologiche del territorio (emergenza è un termine tecnico, naturalmente, ma s'intenda anche come urgenza d'interventi). La presentazione del catalogo ha offerto lo spunto per ricordare una figura fondamentale della storia culturale, sociale e politica della città, quel Francesco Savini al quale lo stesso museo é dedicato e che, tra gli altri, ha avuto il merito di avviare per primo le ricerche e gli studi della Teramo archeologica. A dirla tutta, però, la manifestazione è stata una vetrina il cui contenuto è stato tenuto in ombra. Nessuno degli interventi ha tracciato una descrizione scientifica e dettagliata del catalogo e lo spazio è stato preso, invece, in maniera eccessiva dall'ossequio della forma più che dal rispetto e dalla sottolineatura della sostanza. Peccato poi, che del catalogo, fisicamente, non se n'è avuta traccia; per poterlo ricevere era necessario riempire un modulo, inserendo i propri dati e perfino la qualifica professionale. E comunque, il busto di Settimio Severo (immagine di copertina del catalogo), troneggia nel nostro Museo e con animo disincantato e severo, continua a raccontare la sua storia e a guardare gli eventi…
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