TERAMO E' visibilmente contento, si schernisce come suo solito, troppe feste gli danno fastidio. Lino Pellecchia, l'uomoSanic, adesso può dirsi felice. E' al centro della scena al raduno della Siviglia Wear Teramo Basket di cui è vicepresidente. E' una festa, una settimana fa per lui era buio pesto: rinchiuso nel carcere di Unidad La Contesa, a Cuba, dinanzi a sè lo spettro di tre anni di carcere. Cardiopatico, smunto, portava su di sè tutto il peso di un anno e mezzo trascorso nell'incertezza di una vicenda giudiziaria cupa, dalla sentenza certa e dal futuro pessimo. Pellecchia ha rischiato una profonda crisi depressiva in quella cella dell'Avana, in mezzo ad assassini, spacciatori e stupratori di tutte le nazionalità. Il suo reato? Omicidio colposo. Una sera di gennaio del 2006 aveva travolto e ucciso ad un incrocio un giovane che era in sella a uno scooter con un amico. A Cuba la legge è la legge: da uno a dieci anni di carcere e il risarcimento della famiglia della vittima non è servito a sminuire il fio. 'Mi hanno detto che Cuba è uno stato socialista, non capitalista e il denaro non serve dice adesso l'imprenditore di 67 anni teramano . Pensavo di non venirne più fuori, stavo uscendo di testa, non volevo perfino parlare con i miei familiari e i miei collaboratori in Italia. Avevo evitato di finire in cella con due certificati medici, per due volte: sapevo che però prima o dopo sarei andato dentro per scontare, laggiù è cos_. Niente estradizione, nessuna concessione'. A metterlo in condizione di uscire da tunnel è stato il Nunzio Apostolico a Cuba, Luigi Bonazzi: 'Mi ha salvato dice Pellecchia perchè grazie alla forte influenza della Chiesa è riuscito ad ottenere un decreto di espulsione, firmato il 3 luglio ed eseguito il 10 agosto'. Fuori, libero, in grado di prendere quell'aereo verso l'Italia che per quasi un anno e mezzo gli hanno vietato. Adesso sorride, abbraccia tutti, si commove e si vergogna un pò di tutti quegli applausi: è tra i giganti della sua squadra di basket, i secondini di Unidad La Contesa sembrano protagonisti di un sogno.
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