TERAMO – Si rifiuta di rispondere al magistrato e il sospetto degli inquirenti è che voglia aiutare l’indagato principale, l’ex assessore Robimarga, ad eludere altri aspetti della vicenda giudiziaria. Per questo, una 35enne teramana, operaia, finisce sul registro degli indagati dopo il colloquio con il pubblico ministero che conduce l’inchiesta sul caso Robimarga, con la contestazione di favoreggiamento personale. Si allunga dunque la lista dei coinvolti nell’indagine che ha portato alla sospensione per due mesi dalle funzioni di medico e alle dimissioni da assessore di Corrado Robimarga: adesso oltre a lui ci sono tre iscritti nel registro degli indagati. Sono l’operaia 35enne, il dirigente conunale S.M. e un altro funzionario del settore urbanistica P.G. Mentre la posizione di due dipendenti comunali sembrerebbe marginale, perchè le loro firme o compilazioni dei moduli giustificativi utilizzati dall’ex assessore per motivare l’assenza dal posto di lavoro in ospedale sono alla fine reati indotti e di poco rilievo rispetto alla corposità dell’indagine, quella della donna è posizione di rilievo. Secondo quanto trapela dalle maglie dell’inchiesta la procura teramana sta continuando nel lavoro di accertamento dell’esistenza o meno di altri casi di visite a pagamento all’interno della struttura ospedaliera e quanto poteva riferire agli inquirenti la 35enne teramana era inserito in questo tipo di verifica. La donna, a quanto si è appreso, ha incontrato il medico molto probabilmente in quella stanza al terzo piano del II lotto e ancor più verosimilmente per essere sottoposta a visita: il magistrato probabilmente voleva ottenere conferme a questi sospetti e sapere se tali visite erano state eseguite a pagamento o meno. Nessuna collaborazione, però. è arrivata dalla donna, che anzi si è rifiutata di rispondere al pubblico ministero: da qui il sospetto che volesse aiutare il medico a eludere l’indagine e inevitabilmente è arrivata la contestazione del favoreggiamento. Intanto si è appreso che l’indagine ha accertato almeno altri 4 o 5 casi di visite in ospedale su pazienti che poi hanno pagato il medico, senza che questi versasse o avesse trattenuta sullo stipendio la quota destinata al servizio sanitario nazionale. E’ quanto sarebbe emerso dall’attività svolta nelle ultime ore dagli inquirenti che hanno convocato e ascoltato una quindicina di pazienti.
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