TERAMO – Dieci anni di reclusione per omicidio preteritenzionale ad Elvis Levakovic, 22 anni, assoluzione per non aver commesso il fatto per il cugino Danilo (22) e per Sante Spinelli (33). E’ stata questa la sentenza emessa oggi dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Teramo, Giovanni De Rensis nei confronti dell’autore materiale del delitto di Emanuele Fadani, il commerciante di 38 anni Alba Adriatica ucciso la notte del 10 novembre 2009, con un pugno alla testa, durante una lite fuori du un pub ad Alba Adriatica. La sentenza prevede anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e una provvisionale di quasi mezzo milione di euro nei confronti dei famigliari che si sono costituiti parti civili. La difesa aveva chiesto la condanna di tutti e tre gli imputati per omicidio volontario aggravato. Alla lettura della sentenza, fuori dell’aula del gup, è esplosa la protesta dei parenti del commerciante ucciso, che hanno inveito contro i giudici. In sostanza il gup ha deciso di separare le posizioni, cristallizzando in sostanza quanto le indagini avevano evidenziato e come lo stesso Elvis aveva confessato all’indomani dell’arresto: un solo autore del delitto, Elvis (difeso dall’avvocato Fedele Ferrara), che aveva colpito, provocandone la morte, il giovane commerciante albense, oltre le sue intenzioni. Al delitto avevano assistito gli altri due rom ma senza prendere parte attiva. L’accusa aveva però sottolineato il concorso morale, equivalente all’averlo commesso, di Danilo Levakovic e di Sante Spinelli.
Reazioni opposte. «La giustizia italiana esiste» è stato il grido lanciato all’uscita dell’aula da Sante Spinelli, visibilmente soddisfatto perla decisione dei giudici. Cauto, com’è nel suo stile, l’avvocato difensore di Danilo Levakovic e di Sante Spinelli, Piergiuseppe Sgura: «E’ stato fotografato il quadro storico della situazione – ha detto -. E’ la dimensione di quello che è successo». L’aula di Corte d’Assise «Paolo Borsellino», si riempie di amici, parenti e giornalisti. E le emozioni esplodono, prendono il sopravvento sul raziocinio della giustizia, si confondono tra scene di esultanza e lacrime. Come quelle della moglie di Emanuele e della madre. Lacrime di dolore, di delusione, di incredulità. «Non c’è giustiizia in Italia – si lascia scappare un parente di Emanuele -, ma ce la facciamo da soli la giustizia…». Incredulo sembra esserelo anche l’avvocato della famiglia Fadani, Francesco Maresca: «E’ una sentenza che fa molto discutere. Dobbiamo leggere la motivazione, mancano veramente delle valutazioni da poter fare. E’ scontato il ricorso in appello». Sintetico il giudizio del pubblico ministero d’aula, Roberta D’Avolio: «Rispettiamo la sentenza – ha detto -, aspettiamo di leggere le motivazioni».