TERAMO – Imprenditore teramano spinto al fallimento dalle richieste illegittime di una nota banca abruzzese: il tribunale di Teramo infligge all’Istituto di credito una sonora batosta da 725 mila euro. E’ una sentenza destinata a fare scuola quella che ha dato ragione a Dino Terramani, imprenditore molto conosciuto, anche per essere stato manager della Asl teramana, che, dopo nove anni di contenziosi, è riuscito ad avere la meglio su una nota banca abruzzese. La sua è una storia in stile “Davide contro Golia” e non totalmente a lieto fine perché, in attesa della sentenza, la Diesse srl, la sua ditta che, in 20 anni, ha dato lavoro a circa 150 dipendenti, è fallita, mandando a casa i lavoratori. La Banca aveva emesso un decreto ingiuntivo nei confronti dell’azienda di 158 mila euro, Terramani, però, si è opposto. Grazie alla difesa dei fidejussori, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Cuppone, all’assistenza tecnica del servizio Sos utenti, guidato da Gennaro Baccile, e alla difesa della curatela Fallimentare l’imprenditore è riuscito ad ottenere l’annullamento del decreto ed un risarcimento considerevole. Gli avvocati sottolineano come il giudice, nella sentenza, abbia evidenziato che “che la Banca per 15 anni ha sottratto all’azienda illegittimi interessi, illegittime commissioni di massimo scoperto, illegittime spese e illegittimi giorni di valuta con illegittimi anatocismi mai pattuiti. Soprattutto il Giudice non ha ritenuto applicabile il Decreto Milleproroghe sulla prescrizione decennale delle annotazioni sul conto corrente”. Per i legali, senza le richieste illegittime delle banche, l’azienda si sarebbe potuta salvare dal fallimento. “Questa sentenza ha restituito il maltolto all’impresa”, chiosa Baccile.