TERAMO – La Regione Abruzzo "riapra il confronto sul settore commercio, in tre mesi chiusi oltre 900 esercizi": è l’appello della Cna, confederazione nazionale artigianato, secondo la quale il commercio è il settore che manifesta le conseguenze più preoccupanti legate ai nuovi indirizzi di politica governativa. Nel primo trimestre 2012, secondo Unioncamere, l’Abruzzo ha registrato 929 saracinesche abbassate. Tra le province, è stata Pescara a segnare il passo, con un saldo negativo di 442 esercizi, seguita da Teramo (199), Chieti (149) e L’Aquila (139). Con il commercio, sempre secondo Cna, soffre anche il settore ristorazione e pubblici esercizi: tra gennaio e marzo -191 unità, con primato negativo a Teramo (-79). Osserva il responsabile regionale Cna Commercio, Cristiano Tomei, che nuova Imu su immobili produttivi, aumento dei contributi sociali, nuova tassa sui rifiuti, ritocco dell’Iva, maggiorazione di aliquote pensionistiche per commercianti e artigiani, taglio di diverse detrazioni, costeranno a un piccolo imprenditore commerciale fra i tremila e i 3.500 euro. Alla Regione si chiede di rivedere le attuali norme che regolano il commercio e di allentare la pressione fiscale. "L’annuncio del ritrovato pareggio nel settore sanitario – afferma il direttore regionale Cna, Graziano Di Costanzo – deve indurre ad abolire il prelievo effettuato, a danni di famiglie e imprese, attraverso le addizionali applicate a Irpef e Irap, che insieme valgono oltre 130 milioni di euro".
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