TERAMO – E’ convocato per lunedì il Consiglio di amministrazione della Banca di Teramo che dovrà indicare il nuovo presidente che dovrà getire l’istituto di credito nel "dopo-Tancredi". Un traghettamento breve, visto che il mandato di questo Cda scadrà nella primavera 2013, ma per questo delicatissimo e complesso visto il ruolo svolto dal fondatore e padre di questo Banca, scomparso poco più di una settimana fa. E come in ogni successione, la rosa dei papabili è ampia, anche se statuto alla mano, nella banca di credito cooperativo i ‘concorrenti’ possono essere pochi. Nelle ultime ore, limate le ultime smussature e trovate le giuste convergenze, la corsa sembra riservata agli imprenditori teramani Ennio Marcozzi, costruttore edile, e Cristiano Artoni, distributore di stampa; entrambi hanno già alle spalle un intero mandato, come prevede lo statuto della banca tra i requisiti fissati, entrambi figure "amiche" dell’onorevole Antonio Tancredi. Marcozzi è stato uno dei fondatori dell’istituto di credito, 17 anni fa, assieme all’attuale vice-presidente vicario Aladino De Paulis, a Franco Cifoni e ad Alessandro Caccia, tuttora all’interno del Cda. Con loro siedono Franco Eugeni, Primo Pompili, Sandra Di Giacinto, Alberta Ortolani (queste ultime entrate nell’ultima assemblea elettiva, dunque non eleggibili in quanto non hanno completato almeno un mandato). Cristiano Artoni giovane amministratore dell’omonimo gruppo industriale che conta diverse società attive nel servizio di distribuzione sul territorio di prodotti di stampa, è nel Cda della Banca da 14 anni. Dunque la corsa sembra ristretta a questi due nominativi, tenendo un gradino indietro nella ‘classifica’ dei papabili il vicepresidente vicario De Paulis e il farmacista Caccia. Il passo successivo alla nomina del presidente sarà l’ingresso in Cda di due tecnici di consolidata esperienza bancaria che subentreranno al posto del consigliere che verrà eletto presidente e di Franco Eugeni, che viene dato per uscente. Ingressi che sono giustificati dalla necessità di un forte contributo di esperienza in campo economico-finanziario, sia per gestire il futuro di una banca che per la prima volta dalla fondazione ha chiuso il bilancio 2011 con una perdita di 2,9 milioni di euro. Perdite che non intaccano il capitale e su cui i vertici dell’istituto si sentono estremamente tranquilli. Un’operazione a tavolino, studiata per evitare il fenomeno del cosiddetto "credito degradato" che, con numeri e situazioni di molto superiori, ha portato al commissariamento della Banca Tercas. La perdita è stata insomma un’operazione di ristrutturazione del bilancio che avrebbe permesso di arginare con tempestività il rischio di una ricapitalizzazione.
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