TERAMO – Teatro romano: la fase di studio e catalogazione dei reperti è terminata. Sono circa un terzo le pietre “non originali”, che fanno parte, cioè di casa Antonelli, e che saranno spostate nell’area archeologica della Cona. «Entro febbraio – afferma il sindaco Maurizio Brucchi – via Paris sarà liberata del tutto: le pietre che fanno parte del teatro romano saranno lasciate all’interno del monumento, e, se il progettista lo riterrà opportuno, saranno ricollocate come si trovavano in origine». Intanto nei giorni scorsi Brucchi ha avuto un incontro con l’associazione Teramo Nostra per illustrare i prossimi passi per il recupero funzionale del teatro: l’assessore alla Pianificazione strategica Giacomo Agostinelli ha preparato il bando per l’affidamento del progetto definitivo esecutivo che verrà pubblicato entro fine mese. «Il progetto– aggiunge Brucchi – prevede l’abbattimento di palazzo Adamoli e Casa Salvoni, così come è scritto nel protocollo approvato anche dal ministro Lorenzo Ornaghi. Si tratta di un progetto dal valore strategico, finanziato dalla Regione, dalla Fondazione Tercas e dal Governo». Intanto il Comune sta andando avanti con l’acquisizione di casa Salvoni (con un ritardo di un mese circa rispetto a quanto preventivato), e con la richiesta di conferimento di Palazzo Adamoli al Comune da parte della Regione.
MA “TERAMO NOSTRA” SOLLEVA NUOVI DUBBI – Secondo l’associazione “Teramo Nostra” il protocollo firmato il 22 novembre a Roma tra il ministro della Cultura Lorenzo Ornaghi, il direttore regionale della Soprintendenza d’Abruzzo Fabrizio Magani, le 4 Fondazioni bancarie abruzzesi (Mario Nuzzo presente per la teramana Tercas) e il Governatore Gianni Chiodi, l’assessore, Mauro Di Dalmazio e il sindaco Maurizio Brucchi impedirebbe di fatto il rispetto del crono programma per il recupero della cavea tramite abbattimento dei caseggiati incongrui firmato a Roma il 28 giugno da Ministero, Soprintendenza, sindaco, onorevoli Pannella e Zamparutti e Teramo Nostra. A sostenerlo sarebbe lo stesso Roberto Cecchi, sottosegretario di Stato del Ministero dei Beni culturali che firmò l’accordo del 28 giugno. Ecco il testo della lettera inviata da Cecchi a Chiarini, messo a disposizione dall’associazione “Teramo Nostra”.
Caro Presidente,
questi giorni un po’ affannosi d’improvvisa chiusura della legislatura non mi hanno permesso di soffermarmi sulla vicenda del teatro. E poi, volevo parlare con Magani.
Il quale mi riferisce che l’incontro è stato un po’ teso almeno a tratti, ma alla fine si è condiviso la proposta di vedersi una volta al mese per fare lo stato dell’arte rispetto al crono programma.
Questa mi sembra una cosa positiva e assolutamente risolutiva anche se non so bene quale sia stato l’atteggiamento del sindaco che dopo quell’incontro a Roma io non ho più né visto né sentito. Possibile che sia stato portato a fare valutazioni diverse, ma non sono in grado di dire.
Certo che dopo la firma di quell’accordo con le banche la mia posizionenon sia più la stessa di prima. Lo vedo da tante piccole cose e questo non giova alla prosecuzione del progetto nei termini che abbiamo condiviso.
Io sono comunque fiducioso.
Un caro saluto e molti auguri a tutti quanti.
Roberto Cecchi