TERAMO – Teatro Romano: l’associazione “Teramo Nostra” chiede di visionare la relazione relativa allo studio delle pietre romane. L’amministrazione ha infatti dato il via allo spostamento dei reperti, catalogati come appartenenti a casa Antonelli, che saranno portati nell’area archeologica della Cona. Secondo il cronoprogramma siglato a Roma alla presenza anche di una delegazione di Teramo Nostra e dei Radicali, le altre pietre, appartenenti al Teatro romano, devono invece restare in loco. «Sappiamo che un’archeologa – spiega il presidente dell’associazione Piero Chiarini – ha fatto lo studio delle varie pietre presenti nell’area del teatro affinché si distinguessero quelle che erano della casa tardo medievale Antonelli e le pietre dei quattro fornici abbattuti scelleratamente con la demolizione di casa Forti nel 1960. Abbiamo fatto richiesta alla Sovrintendenza di conoscere la relazione e le decisioni relative rispetto ai reperti». Teramo Nostra chiede di poterla visionare prima che lo spostamento delle pietre sia completato. «Ribadiamo – spiega il vicepresidente Sandro Melarangelo – che il cronoprogramma, finora disatteso, va rispettato nella sua esatta cronologia e non scegliendo tra i vari punti quello che più si preferisce: l’acquisizione delle proprietà da abbattere (Casa Adamoli e Salvoni, ndr) viene prima del riposizionamento dei reperti. L’amministrazione, invece, ha puntato al trasferimento delle pietre per liberare via Paris, che tra le altre cose dovrebbe essere pedonalizzata, solo per rispondere alle richieste dei commercianti». I ritardi accumulati finora, secondo l’associazione, che ha anche costituito un “Comitato di vigilanza” sul teatro romano, sono, afferma Chiarini, «da addebitarsi unicamente al Comune che non ha ancora provveduto all’acquisizione di Casa Salvoni né alla stipula dell’accordo con la Regione per il conferimento al Comune di Casa Adamoli, di proprietà della Regione, entrambe le operazioni dovevano essere perfezionate entro novembre 2012». Un altro punto del cronoprogramma non rispettato, secondo l’associazione, è quello che riguarda la pubblicazione del bando per la progettazione definitiva. «Ribadiamo – conclude Chiarini – che sarà sventato ogni tentativo concertato tra Comune, Regione e Sovrintendenza che potrebbe compromettere il recupero e la valorizzazione del bene archeologico».
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