TERAMO – Luciano D’Alfonso si muove per le prossime regionali anche in provincia di Teramo. Lo fa accogliendo l’invito del presidente regionale del Partito Democratico, Manola Di Pasquale, che ieri ha organizzato un incontro all’hotel Abruzzi. L’ex sindaco di Pescara ha incontrato la ‘borghesia pensante’ cittadina: un parterre fatto di avvocati (molti), consiglieri comunali attuali ed ex del centrosinistra, imprenditori, intellettuali e comuni cittadini. Ai quali ha sottoposto le sue idee, auspicando che in questa regione si «recuperino occasioni tipo questa, dove possa andare in onda la presentazione di sè, di chi ha voglia di farsi conoscere, delle idee, dei territori, delle imprese, dei diritti dei di più, quelle cose che insomma servono a una regione». Rompere con la politica dell’attesa, del non decidere, del non aver il coraggio di programmare cosa si fa prima e cosa di fa dopo, soprattutto, tornare a svolgere il ruolo di alleati delle imprese che vogliono nascere, cresce, produrre, dare lavoro. Questo il compito della Regione non solo come istituzione, secondo D’Alfonso, che ha sottolineato come fondamentale «l’utilizzo del potere» da parte di chi è deputato a trovare la soluzioni. «Il potere come risorsa – ha sottolineato D’Alfonso -, da usare e non custodire come totem, addirittura riverito». La priorità nell’agenda politica di Luciano D’Alfonso è far «ricominciare la vitalità economica. Mancano all’appello 100mila opportunità di lavoro; 72mila di queste non hanno mai saggiato l’esperienza di un lavoro, 28mila sono sostenuti da ammortizzatori sociali: ci sono dunque 100mila persone che non hanno reddito, che a Bruxelles definisono di cittadinanza: non c’è da dire una preghiera, o proporre una denuncia penale, ma far sì che le imprese ricomincino a nascere, la natalità imprenditoriale è una priorità. Rispetto a questo il potere non è la controparte, la parte distratta, differente, distante ma l’alleato principale di chi fa investimento delle risorse proprie, delle risorse di premura». L’obiettivo per D’Alfonso è raggiungere 200mila imprese, come ne hanno 220mila le Marche: «Nell’ottobre 2008 c’erano 137mila imprese, oggi 129mila e nei primi 100 giorni 2013 il differenziale tra imprese nate e morte è a favore di quelle morte per 1099 imprese….».
Tre nuovi diritti. D’Alfonso vuole introdurre tre nuovi diritti: il diritto alla facilità, alla velocità, alla bellezza. «Facilità è trovare in tempi scontati, veloci, determinati, il ‘compiegamento’ della pubblica amministrazione verso le imprese che vogliono nascere». Oggi per l’ex sindaco sembra che in Abruzzo ci sia la guerra nel processo autorizzativo.
Commesa mondiale intralciata dalla burocrazia. E cita il caso del’imprenditore abruzzese che è riuscito a entrare in una commessa mondiale per un consorzio di 11 colossi come India, Cina, Francia e Inghilterra per il primo esperimento di fusione nucleare da compirsi in Francia in un sito dedicato: «L’involucro che ospiterà 11 minuti di esperimento si costruirà in Abruzzo. C’è la firma di un presidente del Consiglio dei ministri e questo operatore economico abruzzese ha festeggiato come quando si laurea un figlio. Era convinto che il processo autorizzativo fosse a posto: sono 29 mesi che va alla ricerca di autorizzazioni, da quelle urbanistiche a quelle ambientali». Regna la «signoria della paura in Abruzzo», secondo D’Alfonso.
«Non 30 giorni ma 30 ore per dire sì a una impresa». E’ Quella signoria che determina il «mancato utilizzo del potere, che ogni volta che si crei l’opportunità, acceleri, faciliti, velocizzi: la pubblica amministrazione deve reimparare a telefonare a casa di chi rischia in proprio, autorizzare l’inscatolamento di una idea, di una impresa, non può richiedere 22 autorizzaioni in 28 mesi e con l’incertezza dell’esito finale». Per il politico di Lettomanoppello, «non 30 giorni per creare l’istruttoria, ma 30 ore per dire di sì, escludendo le zone di grande pregio, escludendo le zone da escludere. Nelle aree a vocazione industriale il ‘sì’ deve essere certo, immediato, facile, come accade nelle regioni dove il prodotto interno lordo cresce».
La vicenda giudiziaria. Dal 2001 la Regione in tema di sviluppo economico ha la compiutezza dei poter, ha spiegato D’Alfonso alla platea teramana. «Ho conosciuto una lunga stagione di lettura delle carte di diritto per far emergere la verità e sono uno che non ha mai denunciato nessuno in vita sua. o non parlerò mai un minuto degli altri. Ho avuto avversari che anziche battermi dal punto di vista politico hanno ritenuto di dedicare tempo, applicazione per organzizare progetti di accusa. E’ drammatica la condizione di chi ha dedicato tempo per fare questo e poi si accorge che la verità emersa è di altra natura: non hanno appello poi, loro non hanno appello».
«Una indagine penale per le omissioni delle regioni dal 2001 a oggi». «Voglio dire che dal 2001 a oggi andrebbe condotta una indagine penale sull’atteggiamento di chi ha omesso: dal 2001 c’è stata una grande omissione da parte delle regioni. Perchè l’Umbria è diventata la regina dell’Italia dopo il terremoto? Il terrmoto è stato la chiave di volta. Perché la politica da noi ha complicato tutto? Perché dopo il dolore non potevamo chiedere all’Europa un altro Obiettivo 1? Il 9 aprile avfremmo dovuto chiedere per 5 anni uno strumento comunitario di grande flessibilità a favore dell’Abruzzo».
«In Abruzzo rimpiangiamo Emilio Mattucci». D’Alfonso ha ringraziato e sottolineato anche l’oprea di Emilio Mattucci, il presidente che «primo, ha concepito la programmazione economica, lui il contrario di altre figure che si sono alternate nei decenni, non contemporanee, secondo il quale la programazione non è impedimento: la programmazione è stabilimento di cosa si fa prima e cosa si fa dopo e perché. In Abruzzo ogni volta che si doveva fare qualcosa, serviva il quantitativo di risorse per farne 4, una per ogni capoluogo di regione: e siccome le risorse non c’erano si è fatto poco. Perché non si è avuto il coraggio di stabilire cosa si fa prima e cosa si fa dopo».