L'hospice Teramo: "Così accogliamo e curiamo i malati inguaribili"

TERAMO – I malati inguaribili sono pazienti più fragili e vanno tenuti per mano fino alla fine. E’ questo  il principio che ha mosso la nascita dell’hospice, l’ex sanatorio dell’ospedale riqualificato e pronto da settembre ad accogliere quelle persone che vengono considerate“terminali”. La presentazione dei locali, nati da un vecchio progetto ripreso in mano dalla Asl di Teramo, è avvenuta questa mattina alla presenza delle istituzioni e del personale sanitario dell’azienda che ha voluto così dare il senso di una vocazione che vede il “malato al centro” e con una dignità fino alla fine. La struttura ospita 10 camere che possono accogliere fino a tre persone (il malato e due familiari) e sono dotate di tutti quegli accorgimenti utili ad alleviare le sofferenze di quella fase: letti ultramoderni smontabili e con materiali lavabili, un impianto meccanico di condizionamento, accorgimenti cromoterapeutici, una sala cinema e una per la musicoterapia, connessione wi-fi e una sala giochi per bambini oltre alla dotazione di cucine ed elettrodomestici utili ad avvicinarsi il più possibile all’”ambiente-casa”. A fare gli onori di casa è stato Claudio di Bartolomeo, responsabile della terapie del dolore ambulatoriali, che ha puntualizzato come il problema della palliazione riguardi circa 250 mila persone ogni anno in Italia e che in Abruzzo, questa è la prima struttura ad avere accorgimenti di questo tipo e il cui accesso è stabilito da linee guida che danno il diritto di ricovero a quei malati che hanno un’aspettativa di vita inferiore a un anno, ma non inferiore ai 7 giorni. Di Bartolomeo ha ringraziato quanti, negli anni, hanno partecipato a vario titolo alla creazione dell’hospice e, in primis, il direttore generale Giustino Varrassi. Assente per motivi personali, rappresentati dallo stesso Di Bartolomeo e dal direttore sanitario, Camillo Antelli, il direttore generale, raggiunto telefonicamente da emmelle.it, ha commentato così l’assenza:"Mi scuso davvero con tutti per non essere stato presente a un momento tanto importante per la sanità teramana. Motivi personali mi hanno impedito di essere alla presentazione dell’hospice che rappresenta per me tanto. L’hospice – ha detto Varrassi – era un progetto che sono riuscito a far rivivere, dimenticato come era in un cassetto da anni, ma l’hospice mi è molto caro soprattutto perchè raccoglie i concetti fondamentali della mia cultura di medico, della mia specificità scientifica. I concetti dell’hospice sono gli elementi costitutivi della mia professione, insomma. E per questo ringrazio particolarmente il governatore Chiodi che nel suo intervento mi ha riconosciuto professionalmente e personalmente queste caratteristiche. Gliene sono davvero grato. Io, dal canto mio, posso solo ribadire che era doveroso creare la migliore struttura possibile per l’accoglienza e la cura delle persone che affrontano, insieme con i propri cari, i momenti di massima sofferenza: quelli in cui si è consci del fatto che la fine del percorso terreno è prossima".
 
Tagli alla sanità , polo oncologico e massoneria: Chiodi orgoglioso si toglie "tre sassolini" e elogia Varrassi
 
Alla cerimonia ha preso parte il governatore Gianni Chiodi che ha sottolineato come le persone inguaribili non vanno però considerate “incurabili”: “La Sicilia ha 9 strutture di questo tipo, in Abruzzo adesso manca solo all’Aquila. Non potevamo accettare di prendere lezioni di civiltà da altre Regioni”. Infine il governatore è voluto uscire fuori dagli schemi del politically correct e si è voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa: “Per prima cosa sono stufo di leggere litanie sul fatto che abbiamo una sanità cattiva perchè abbiamo operato tagli. Non è vero – ha detto Chiodi -. In realtà abbiamo speso di più e distribuito i fondi in maniera diversa, oculata e soprattutto eliminato sacche di privilegi”. In seconda battuta Chiodi è inteventuto sulla scelta di Varrassi alla guida della Asl di Teramo: “Anch’io leggo i giornali, ma soprattutto sono abituato a guardare i fatti. Una delle ragioni che influenzò la mia decisione fu che Varrassi è considerato un luminare in tema di terapie antalgiche e cure palliative. Chi di noi non ha avuto un lutto o subito la perdita di persone care? La morte è ineluttabile, ma la sofferenza no e il professor Varrassi è un professionista sensibile e ha un approccio di grande civiltà. Cosa c’entra la massoneria con scelte che nulla hanno a che vedere con strane congetture di presunte consorterie di potere?” Infine Chiodi ha preso “in prestito”  le polemiche sorte sulla necessità del polo oncologico per lanciare invece la “rete oncologica” per stigmatizzare posizioni strumentali: “Non ho mai visto tanti interessi particolari come quelli che ho visto nella sanità e mascherati da intenti nobili. Per fortuna ho imparato a riconoscerli – ha detto ancora il presidente – . Cosa c’entra il polo oncologico con i pazienti? Questa Asl nel nuovo atto aziendale prevede l’attivazione di una “rete oncologica”:  ovvero la presa in carico del paziente a partire dalla diagnosi per seguirlo in ogni step con una equipe di specialisti provenienti dalle diverse discipline interessate. E’ questo il modello attraverso cui rimettiamo il paziente al centro”.
 
Brucchi: «Per la prima volta il paziente al centro»
Plaude alla rete oncologica anche il sindaco Maurizio Brucchi che vede nel modello organizzativo una forte eredità lasciata dall’attivazione del percorso senologico che in qualità di medico ha attivato per rimettere “il paziente al centro della sanità” “Sono i medici che devono ruotare intorno al paziente, non il malato a rincorrere gli specialisti dopo la diagnosi”. Soddisfatto il primo cittadino anche per la riqualificazione di uno spazio urbano, quello appunto dell’ex sanatorio, e restituito a una nuova e importante fruibilità: “Manca solo un tassello – ha detto Brucchi -. Colgo l’occasione con le autorità della Asl per sollecitare il completamento del parcheggio. E’ un passaggio irrinunciabile per restituire alla sanità che abbiamo in mente quei servizi indispensabili per farne un’eccellenza”.

L’architettura al servizio della passione e della scienza
Infine grande soddisfazione per l’architetto Alejandro Buozzi, progettista e realizzatore dell’hospice, sostenitore dell’esigenza "casa" per i pazienti terminali e della capacità di fornire cure avanzate. Nel suo intervento il progettista, emozionato, ha raccontato come l’architettura, insieme con la passione e la conoscenza delle esigenze scientifiche, si possano trasformare in atti di grande umanità.