Riaperta l'inchiesta sul disastro aereo del pilota teramano eroe / IL VIDEO DELL'INCIDENTE

TERAMO – Eroi per tutti, tranne per chi ha indagato. Il gesto d’eroismo di Stefano Bandini e Claudio Rosseti che il 18 marzo 2005 precipitarono con il loro Canadair impegnato in una operazione antincendio in Versilia, è stato ‘bollato’ dall’inchiesta come incidente non causato da altre responsabilità se non quella dei piloti. Ma la tenacia della famiglia del pilota teramano ha vinto sulla inerzia della burocrazia. Il gip del tribunale di Lucca, Alessandro Dal Torrione, ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero Lucia Rugani, ordinando di proseguire le indagini per altri sei mesi sull’incidente al Canadair della Protezione civile, intimando l’iscrizione sul registro degli indagati di 4 persone e di subordinare quella di altre 4, tra addetti ai lavori e responsabili delle attività di protezione civile sul posto, all’approfondimento delle indagini. Per i genitori di Bandini «è una battaglia per l’onore di Stefano, per l’onore di un padre verso suo figlio, un onore che non si compra con una medaglia». Il pilota teramano di 38 anni, quel giorno guidò il bombardiere in fiamme verso un cantiere, per evitare un ospedale e una scuola che si trovavano sulla traiettoria verso la possibile via di salvezza, il mare. Non esitò a virare, sapendo che sarebbe significato morire. Ma una perizia medico-legale, superficiale e lacunosa, che esaminò campioni organici prelevati sulle salme mal conservati, indusse il pm a una conclusione aberrante: i piloti potevano essere ubriachi!
Nuove prove: gli altri reperti non erano mai stati valutati. Gli avvocati della famiglia, Gianluca Pomante e Michele Artese, hanno lavorato al fascicolo dell’inchiesta della procura di Lucca e hanno fatto clamorose scoperte. Il perito medico-legale non aveva intanto evidenziato la negatività del risultato dell’umor vitreo, sui cui è ininfluente l’azione della fermentazione betterica, e che confermava la sobrietà dei piloti. Gli altri reperti acquisiti dagliinvestigatori erano ancora sigillati, segno dunque che non erano stati apporofonditi altri elementi, oltre quella perizia autoptica. In particolare, i legali hanno scoperto che quel giorno il Canadair decollato da Ciampino per intervenire tra Serravezza e Forte dei Marmi volava sul focolaio di incendio ‘alla cieca’.
Non c’era una radio a terra e nessuno aveva segnalato l’elettrodotto. Secondo le procedure di Protezione civile in caso di “intervento a concorso“ di un Canadair in volo, a terra il Direttore operativo deve dialogare con i piloti attraverso una obbligatoria radio Tbt (terra-bordo-terra): a Ripa di serravezza quel giorno non c’era e dunque Bandini e Rosseti volarono alla cieca. Nonostante questo riuscirono ad effetuare quattro lanci perfetti e a spegnere l’incendio. Il quarto fu fatale, perchè qualche secondo dopo il velivolo anfibio – come dimostra il video girato da un amatore, qui pubblicato e trasmesso ieri sera in esclusiva durante la trasmissione di Tv6 "Fino a prova contraria" – toccò i cavi dell’alta tensione, prendendo fuoco. Quell’elettrodotto, i cui tralicci erano tra l’altro ‘a incrocio’ e quelli della linea trasversale alla traiettoria di volo dipinti di verde, non era stato segnalato ai piloti.
La nuova inchiesta dovrà chiarire perchè il file di unca comunicazione è stato troncato. Adesso il pm Lucia Rugani dovrà rivalutare tutti gli elementi in suo possesso, così come probabilmente incaricare un altro perito medico-legale e superare le contraddiziooni della precedente perizia tecnica sulle cause dell’incendio del velivolo. Ma su tutto, dovrà anche chiarire perchè il file in cui un operatore radio della Forestale a terra lancia l’avvertimento sulla presenza dei cavi della corrente sulla traiettoria del Canadair – segnalazione mai arrivata ai piloti a bordo – è stato duplicato e uno di questi troncato misteriosamente, come se qualcuo stesse ‘lavorando’ su di esso.