TERAMO – “Cercasi candidati disperatamente”. A meno di tre mesi dalle elezioni amministrative non sfugge che, al di là di qualche nome ufficializzato all’interno delle liste civiche, i principali partiti coinvolti nel duello politico non abbiano ancora presentato una lista delle candidature. Il motivo è semplice: sta diventando operazione complicatissima formarle poiché tra le incognite sulla vittoria, il rigore delle norme che impongono tagli sui consiglieri e i paletti delle quote rosa, le vecchie figure di partito iniziano a defilarsi. Al di là infatti del lavoro di diplomazia che i “capobastone” di Forza Italia, Ncd, Udc e Pd devono mettere a punto tra le ambizioni di chi vuole a tutti i costi candidarsi in Regione piuttosto che in Comune, oppure ottenere un incarico, c’è anche chi coglie il ‘grillismo’ imperante come una spia significativa e che piuttosto che candidarsi sotto il segno di una bandiera, preferisce candidarsi nelle cosiddette civiche, meno invise al credo dell’antipolitica. E così le liste di partito fanno fatica a chiudersi. In Forza Italia e Ncd c’è ancora qualche eterno indeciso che proprio non metabolizza la scissione, c’è chi come Dodo Di Sabatino ancora non ufficializza la candidatura ma ha pronta la lista (che però non è ancora stata presentata) e c’è il Pd che tra i ‘pezzi’ da riconquistare e quelli da corteggiare non promette una gestazione facile, cosa intuibile peraltro dal lungo travaglio che ha preceduto la candidatura della Di Pasquale. Le complicazioni aumentano adesso con la quote rosa da riservare. Le nuove norme stabiliscono infatti che la composizione delle liste debba prevedere per un terzo presenze femminili, ma trovare 11 donne su un elenco di 32 candidati sembra operazione impossibile visto che all’appello manca proprio la voglia di candidarsi. La prossima Giunta dovrà fare a meno di otto consiglieri e due assessori per via delle riduzioni imposte dalla Spending Review, e in tanti, con le incognite enormi sulla vittoria, si stanno dileguando. Una corsa contro il tempo che costringe a raschiare il fondo del barile: c’è chi giura di aver visto alcuni “capibastone” alle riunioni di condominio per cercare candidati volontari. E se l’antipolitica ha attecchito anche sulla politica, il timore è che l’astensionismo diventi plebiscito.
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