TERAMO – Gli operatori dei Prati di Tivo lanciano l’allarme e chiedono certezze sul futuro della località turistica teramana. Tante le incognite da risolvere e che, martedì mattina, saranno all’ordine del giorno dell’incontro urgente con i neo-consiglieri teramani in Regione, i rappresentanti sindacali e gli enti soci della società pubblica Gran Sasso Teramano (Regione, Provincia, i Comuni di Pietracamela e Fano Adriano, la Camera di Commercio e le due amministrazioni separate di Pietracamela e Intermesoli). L’incontro si terrà al consorzio Bim e servirà a chiedere “un confronto serrato a tutte le parti per risolvere le problematiche che hanno portato ad una gestione emergenziale della stazione turistica”, ha ricordato questa mattina in conferenza stampa l’ex presidente della Gran Sasso Teramano, Doriano Di Benedetto. Con lui, una delegazione di imprenditori formata da Antonio De Luca (vicepresidente del consorzio turistico Gran Sasso-Prati), Torino Parogna (proprietario della “Gran Baita”), Lello Candeloro (hotel “Amorocchi), e Paolo Di Furia (hotel “Gran Sasso 3”). All’ordine del giorno della riunione di martedì ci sarà innanzitutto la questione del canone da 78mila euro l’anno chiesto alla Gran Sasso Teramano, proprietaria della seggiocabinovia, e l’amministrazione separata di Pietracamela, che detiene invece i terreni. Solo un accordo temporaneo ha infatti permesso di salvare in extremis la stagione estiva, ma dopo settembre il destino dell’impianto da 11 milioni di euro resta più che incerto. Incertezza che regna sovrana anche su altri fronti: a iniziare dalla prima tranche di fondi Fas – 5,7 su circa 11 milioni – sbloccata a maggio dalla Regione ma mai arrivati fino alla gestione della cabinovia che, dopo la scadenza dell’attuale concessione fino al 30 settembre, dovrebbe andare in affidamento tramite una gara europea. “Non escludiamo una gestione diretta da parte della Gran Sasso Teramano – hanno affermato gli operatori – o una proroga in attesa che si definiscano i tempi della gara”. Incertezza anche sul fronte della composizione societaria della Gran Sasso Teramano che, giovedì prossimo, sarà chiamata a rinnovare il Cda, composto da 3 membri e non più 5 come imposto dalle norme sulla spending review per le società interamente pubbliche. “I nomi non ci interessano – spiega Di Benedetto – vogliamo capire quale sarà il programma che andrà in assemblea e se guarderà oltre il 30 settembre. Il rischio reale è che gli impianti, e con essi le attività turistiche, restino chiusi dal 1° ottobre”. Oltre all’intero indotto turistico della stazione, in dubbio c’è il futuro dei circa 100 lavoratori coinvolti nella gestione degli impianti. Ma l’elenco dei nodi da sciogliere non finisce qui: c’è il problema delle strade (“La provinciale per i Prati è un percorso di guerra e, in caso di frana come l’anno scorso, stavolta non si potrà passare per Fano Adriano”), così come quello della manutenzione degli impianti: il Jolly 1 e 2, per bambini, hanno infatti terminato la loro “vita tecnica”, mentre a metà dicembre la seggiocabinovia dovrà essere sottoposta alla revisione obbligatoria quinquennale. In caso contrario, verrà a mancare l’autorizzazione al funzionamento.
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