TERAMO – Le due facce di una stessa medaglia: laddove Brucchi caccia, D’Alfonso prende. C’è un parallelo, perfettamente contrapposto, tra il modo di governare del neo presidente della Regione e del sindaco di Teramo. Quest’ultimo potrebbe sembrare più proteso verso il divide et impera, con le esclusioni di Dodo Di Sabatino e della lista civica Insieme per Te dal nuovo esecutivo, che verso il coinvolgimento più generale delle liste impegnate nella sua rielezione. Luciano D’Alfonso, forse perchè più vicino all’idea renziana del partito unico, già lavora in senso opposto. E non per luogo comune, che vuole la sua indole politica più vicina ad attrarre che respingere. E’ chiaro a tutti, già dalla campagna elettorale, che il Governatore prediliga la campagna acquisti piuttosto che le scelte a spaccare i fronti politica. Ma stavolta potrebbe aver superato se stesso se, impegnato com’è nel primo tavolo di lavoro ufficiale con la sua giunta, al punto da obbligarli a saltare l’appuntamento con la partita dei mondiali, muove i suoi Richelieu personali in trattative più o meno spinte per allargare il fronte di consenso in seno al consiglio regionale di prossima riunione. Ed è una campagna acquisti non di secondo piano se addirittura il nome sul suo traccuino, per un appuntamento già fissato, è quello di un ex assessore regionale, Mauro Di Dalmazio. Che della pattuglia degli oppositori ed ex goivernanti dell’Emiciclo viene considerato anche quello più vicino all’ex presidente Chiodi, a differenza di D’Ignazio e Gatti, su opposti ruoli dal ‘peso’ politico differente. E che della nascita della nuova giunta comunale a Teramo crediamo sia una voce critica e un po’ dissonante, soprattutto dopo la scelta di Brucchi di puntare sull’asse Gatti-Tancredi. Che si tratti di una partita a scacchi o della costruzione anche qui in Abruzzo di un partito unico?
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