ASCOLI PICENO – Le ricerche dei due piloti che ancora mancano all’appello dei due Tornado militari scontratisi in volo sopra Ascoli Piceno "continuano finché non li troviamo oppure finché non avrà più senso continuare le ricerche". Lo ha detto all’ANSA una fonte dell’Aeronautica militare. Le ricerche, via terra e anche dall’alto con mezzi aerei, si dovrebbero concentrare oggi nella zona di Poggio Anzù. Nessuno se la sente di dire apertamente "nessun superstite"; qualche esponente delle forze di polizia locali parla di speranze "ridotte al lumicino" di trovare in vita gli altri due membri degli equipaggi dei Tornado. Le ricerche condotte ieri su una superficie di circa 50 ettari fra i Comuni di Ascoli, Venarotta e Roccafluvione, hanno permesso di ritrovare i resti dei corpi martoriati e semicarbonizzati di due uomini, a circa 800 metri l’uno dall’altro, il che fa ipotizzare che si tratti dei membri dello stesso equipaggio: il pilota, cioè l’addetto alla guida del velivolo, e il navigatore, che si occupa del funzionamento generale dell’apparecchio più che della rotta. Ma al momento non c’è nessuna identificazione ufficiale.
L’impatto da ricostruire. I quattro militari in volo, partiti dalla base di Ghedi (Brescia) erano il capitano pilota Alessandro Dotto e il capitano navigatore Giuseppe Palminteri sul primo velivolo, sul secondo il capitano pilota Mariangela Valentini e il capitano navigatore Paolo Piero Franzese. La zona di Ascoli, da loro sorvolata, spiegano fonti dell’Aeronautica, fa parte di un’aerovia, una rotta da percorrere per arrivare al luogo dell’addestramento in vista di una esercitazione Nato in programma per il prossimo autunno. Ma su quella strada dell’ aria, non si sa per quali cause, i due velivoli hanno avuto un impatto "ortogonale" (erano cioè perpendicolari tra loro), come documenta il filmato di un videoamatore acquisito dall’Aeronautica, che ora ricostruirà la possibile traiettoria dei frammenti degli aerei e forse dei seggiolini dei piloti. I rottami, caduti in un’area molto vasta, sono quasi tutti di piccole dimensioni – il più grande, una tanica schiacciata, misura circa due metri – e si sono sparsi fra tre colline: oltre a parti di aereo, sono stati trovati documenti di navigazione, bloc notes con appunti, un badge in plastica liquefatto, un pezzo di seggiolino. o di pilotaggio, carte di navigazione, ma nessuna scatola nera.
Diverse le testimonianze. Quanto alla dinamica dell’incidente, le testimonianze variano. C’è chi parla di una collisione in volo, chi di un aereo esploso e di un altro, integro, che lo ha sorvolato a bassa quota, infilandosi sotto i fili elettrici per schiantarsi sul fianco della collina. Tra le ipotesi, l’avaria o l’errore umano. Secondo l’Aeronautica militare non risultano violazioni alle norme della navigazione aerea e i piani di volo sarebbero stati rispettati. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti parla di aerei efficienti, ribadendo che le missioni addestrative sono "in regola con le norme".
La politica interroga. Ma da varie parti politiche, dal Pd, a Sel a M5S, si levano richieste di chiarimenti. I chiarimenti tecnici dovrà darli una commissione istituita dall’ Ispettorato alla sicurezza del volo, mentre la Procura di Ascoli sottolinea ancora una volta la sua competenza sulla vicenda, aprendo un fascicolo per disastro colposo. L’Aeronautica militare mette in campo un suo contingente di esperti e mezzi aerei dotato di visori notturni. Il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di squadra aerea Pasquale Preziosa, ha partecipato a una riunione presso la Prefettura di Ascoli Piceno.
L’inchiesta di Ascoli. Il sostituto Umberto Monti, che coordina l’inchiesta insieme al procuratore Michele Renzo, ha partecipato a una riunione operativa e ha insistito che le squadre di ricerca debbono essere miste, composte dalle varie amministrazioni dello Stato, dai vigili del fuoco, che coordinano tutta l’attività, ai carabinieri, alla polizia, alla guardia di Finanza, fino al Cfs, in tutto una novantina di uomini, più 70 del Soccorso Alpino. Le ricerche andranno avanti ancora tutta la notte, un gesto dovuto secondo alcuni osservatori, anche se la speranza di ritrovare qualcuno in vita appare davvero flebile.