TERAMO – Dal maxidebito da 2 milioni e 250mila euro che Cirsu deve ad Aia Spa al piano di risanamento del consorzio rifiuti, fino alla replica all’ex presidente D’Amico. Sono questi i tre punti centrali su cui questa mattina in conferenza stampa l’attuale vertice del Cirsu ha voluto far chiarezza a due giorni dall’”operazione verità” di D’Amico, tirato in ballo dall’attuale presidente Di Matteo nell’istanza di autotutela sui debiti accumulati dal consorzio e non versati al socio privato entro i termini previsti, fine luglio. Primo passaggio dunque sul buco da oltre 2 milioni per il quale la governance attuale ha presentato un ricorso cautelare in tribunale per ottenere il sequestro del credito vantato da Aia nei confronti della società. Il ricorso è stato notificato anche alla Deco e alle persone fisiche potenzialmente coinvolte nel giudizio di merito. “Noi riteniamo di non dover pagare queste somme ad Aia (il socio privato del braccio operativo del Cirsu, la Sogesa ndr.) – spiega Di Matteo – le risorse nel piano ci sono e sarà la magistratura a decidere ma noi siamo certi che questa somma non dobbiamo versarla visto che il Cirsu vanta nei confronti di Aia e del suo socio di maggioranza, la Deco, crediti ben maggiori per fatti illeciti commessi a danno della parte pubblica”. Fatti illeciti al vaglio della magistratura, così come le contestazioni che l’attuale Cda (insieme a Di Matteo in conferenza stampa c’erano il suo vice Angelo Di Gennaro e il consigliere Franco Maggitti) muove a D’Amico e Lunella Cerquoni che si sono alternati alla guida del consorzio tra il 2008 e il 2009.
LA REPLICA A D’AMICO – Le due gestioni sarebbero infatti all’origine di un danno patrimoniale da 9 milioni di euro, il cui punto di non ritorno sarebbe l’operazione di ricapitalizzazione, decisa nel 2008, da 2 milioni e 500mila euro di Sogesa con l’ingresso del socio privato. Intervento che, secondo D’Amico, avrebbe consentito di salvare la partecipata mentre per Di Matteo avrebbe al contrario “danneggiato la compagine pubblica favorendo Aia e Deco,che tra l’altro è il principale concorrente del Cirsu, entrati in Sogesa senza il ricorso a procedure di evidenza pubblica”. La “malagestione” di questi anni, secondo Di Matteo, sarebbe “confermata anche dalle contestazioni che il collegio sindacale ha più volte mosso all’operato degli amministratori e ai criteri di redazione dei bilanci”. Altro passaggio chiave la nuova ricapitalizzazione del 2010, ad opera di Cirsu, che copre con denaro pubblico le perdite di Sogesa. Si arriva al fallimento del braccio operativo, “unica soluzione possibile” secondo il presidente, mentre nel frattempo il privato ha tratto tutti i vantaggi “dalla prima ricapitalizzazione e dall’emergenza rifiuti di quegli anni, guarda caso quando a Deco viene approvato l’impianto per la discarica di Casoni”. Tutte vicende sulle quali il Cda si riserva di agire con ulteriori azioni legali.
IL PIANO DI RILANCIO – Intanto il nuovo corso per il rilancio del consorzio è in atto. L’obiettivo, spiegano ancora i tre membri del Consiglio d’Amministrazione, è di far diventare il Cirsu “un attore di prim’ordine nel panorama regionale della gestione integrata dei rifiuti. Siamo riusciti ad affrontare con successo le problematiche ambientali del passato – taglia corto Di Matteo – a riaprire la vecchia discarica e a proseguire quelli del nuovo impianto”. Dopo l’affidamento dei lavori per il primo dei due invasi della nuova discarica, infatti, l’opera dovrebbe esser completata per inizio 2015. Altri obiettivi raggiunti “sono la ripresa del trattamento dei rifiuti differenziati e indifferenziati e il revamping (revisione e ammodernamento) degli impianti attuato con fondi regionali Fas, oltre che con quelli del nuovo gestore”. Sul fronte occupazionale, infine, il Cda rivendica il riassorbimento della metà degli ex Sogesa – 24 unità sui 52 lavoratori attualmente non occupati – ma il traguardo fissato per fine anno è quello del 70%.