TERAMO – Notte dei lunghi coltelli ieri sera ad Alba Adriatica dove si è consumata l’ennesima resa dei conti tra i sindaci del centro-destra per la definizione del candidato presidente da opporre a Renzo Di Sabatino. Ancora una fumata nera dall’assise che ha costretto il sindaco a rispolverare nuovamente l’idea di un terzo candidato tra i due “litiganti”, Gabriele Astolfi e Umberto De Annuntiis. Che il sindaco di Atri Astolfi fosse il candidato per il centrodestra era già noto, così come è noto che le primarie convocate ieri sera tra i 22 sindaci del centrodestra sono servite più che altro a stabilire il ruolo del grande deluso, il sindaco di Corropoli Umberto De Annuntiis. La frangia degli 8 Comuni della Vibrata (Tortoreto, Alba Adriatica,Colonnella, Corropoli, Martinsicuro, Ancarano, Sant’Egidio, Civitellea) compattissima su De Annuntiis, ha colto l’occasione per rivendicare rappresentanza ma anche per togliersi alcuni sassolini che hanno portato ad esempio alla spaccatura di Sant’Egidio alle amministrative quando il centro destra schierò due candidati Rando Angelini ed Elicio Romandini.. Astolfi punta su una forza che poggia sul voto ponderale di 13 consiglieri, forse qualcuno in più, ma che tuttavia non è sufficiente a strappare la vittoria visto che il centro destra ha teoricamente una maggioranza risicata. Dunque il rischio di perdere, se gli amministratori non restano compatti, è altissimo. Intanto con una nota, e qualche punta di amarezza, ieri il presidente uscente Valter Catarra, ritenendosi orgoglioso di essere “l’ultimo presidente eletto piuttosto che il primo dei ‘nominati”, si è chiamato fuori dai giochi rilanciando l’ipotesi di Brucchi alla presidenza o, in alternativa, del presidente del Consiglio uscente Mauro Martino. «Escludo la possibilità di accettare la candidatura alla carica di presidente. Ritengo», spiega Catarra, «che in questa difficile fase di traghettamento dell’ente ad un nuovo approdo, vi sia bisogno di una opzione altamente istituzionale. Il che significa superare localismi e personalismi individuando una soluzione che sia in grado, sopra le parti, di garantire gli interessi di tutta comunità provinciale senza creare lacerazioni. La soluzione più logica, è che l’incarico sia assunto dal sindaco del capoluogo o dal presidente del Consiglio uscente.
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