Teramo Lavoro, chiesto il concordato preventivo

TERAMO – Il commissario liquidatore della Teramo Lavoro, Gabriele Recchiuti, ha depositato la scorsa settimana la richiesta di concordato preventivo per la ex società in house della Provincia di Teramo, chiusa dal 2013 dopo una serie di lunghe vicissitudini che hanno anche portato gli ex dirigenti in tribunale e su cui sono fissati due processi giudiziari. Proprio la decisione di ricorrere al tribunale fallimentare coincide con la materia di uno di questi procedimenti giudiziari e aprirà sicuramente anche un complesso contenzioso normativo: l’applicabilità dell’Iva sulle fatture per le spese sostenute e documentate. Racchiuti sostiene che la Provincia dal 2013 ha bloccato i pagamenti delle fatture inevase, perché ritiene – allineandosi all’orientamento della Finanza e della Procura che hanno condotto su questo una indagine – che le spese nell’ambito del progetto del Fondo sociale europeo non siano esenti dall’Iva. Il commissario liquidatore di fronte al blocco dei pagamenti, si dice non in grado di pagare i debiti già maturati con lavoratori, erario, enti previdenziali e fornitori. In attesa della decisione del tribunale fallimentare, adesso monta la polemica, su cui lo stesso ex amministratore di Teramo Lavoro, Venanzio Cretarola, per cui è stato chiesto il giudizio, da tempo insiste: né la prassi ministeriale, né alcuna regione italiana, tantomeno la Regione Abruzzo che ha approvato i progetti senza Iva, prevede l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto. E lo stesso Recchiuti sottolinea come nemmeno l’Agenzia delle Entrate, che da oltre un anno ha sottoposto ad accertamenti la ex società in house, ha sollevato specifiche contestazioni. Dunque, la materia è complessa: lo Stato, attraverso due sue emanazioni di controllo, la Finanza e l’Agenzia delle Entrate, interpretano in modo diverso la stessa normativa sul fondo sociale europeo.