TERAMO – Le amministrazioni locali devono avere un aruolo nelle decisioi che riguardano lo sfruttamento del territori. E’ il principio sancito dai giudici amministrativi del Tar Lazio nel ricorso contro le autorizzazioni alla ricerca petrolifera di "Colle dei Nidi" nel Teramano e che ha costituito quella che oggi viene esaltata come lo stop alla "deriva petrolifera abruzzese". L’annullamento del decreto del ministeo dello sviluppo economico col quale si accordava alle società Plus gas, Medoilgas e Petrorep italiana il permesso di ricerca idrocarburi su 83 chilometri di territorio tra le province di Teramo e Ascoli di 11 comuni, farà giurisprudenza perchè per la prima volta un tribunale riconosce il diritto degli enti locali a partecipare alla fase istruttoria e procedimentale. Esultano i sindaci di Bellante, Mario Di Pietro, di Campli, Pietro Quaresimale e di Mosciano, Giuliano Galiffi, che oggi hanno illustrato oggi la portata giuridica e politica della sentenza, nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche il presidente della Provincia, Renzo Di Sabatino, l’avvocato Pietro Colasante, il consulente giuridico Enzo Di Salvatore, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Teramo e gli avvocati dell’ente, Antonio Zecchino e Luigi De Meis. «Ci avevano dato dei velleitari – ha dichiarato il sindaco del Comune di Bellante, Mario Di Pietro – oggi non ci sentiamo più soli. La nostra non è una battaglia contro il progresso, come qualcuno vorrebbe farla intendere: ma una azione altamente istituzionale a difesa dei diritti e degli interessi dei cittadini. Noi sappiamo, semplicemente, che un programma di petrolizzazione del territorio abruzzese e teramano è sbagliato come modello di sviluppo; agli incerti esiti economici per la comunità si contrappone un sicuro danno per la nostro territorio e per il tessuto produttivo locale fatto di agricoltura di qualità, di ecosostenibilità, di qualità ambientale e turistica». Il presidente Di Sabatino (la Provincia si è costituita prima dell’udienza revocando la delibera della precedente amministrazione di “non adesione”): «La politica abruzzese deve fare un salto di qualità, l’ho dico anche al mio partito il Pd, non è possibile che le amministrazioni locali assumono una posizione, la difendono nei Tribunali spendendo dei soldi e poi, in Parlamento, i nostri rappresentanti prendono decisioni diverse. Ci deve essere un’unica linea politica». Il ricorso, come ha spiegato l’avvocato Colasante, fondava su tre obiezioni: omessa assoggetabilità alla valutazione di impatto ambientale (Via), l’intesa della Regione sottoscritta da un dirigente; il mancato coinvolgimento degli enti locali. «Il Tar ha annullato la concessione basandosi solo sul mancato coinvolgimento degli enti locali perché ha ritenuto questo motivo sufficiente da solo. In caso di ricorso della controparte, quindi, abbiamo altre carte da giocarci». Una sentenza che potrà avere un "effetto domino" per altre realtà giuridiche simili e per questo è ritenuta "altamente strategica" rispetto alla filiera istituzionale e al rapporto fra territori e società petrolifere.
-
Maltempo, danni alla copertura della chiesa di San Giovanni
Castelnuovo di Campli. Il vento ha rimosso una porzione della struttura provvisoria. Anche a Corropoli danni... -
L’Arma dei carabinieri ha celebrato la Virgo Fidelis
Santa Messa a San Domenico officiata dal vescovo Leuzzi. per la ricorrenza della patrona. Funzioni anche... -
‘Succhiava’ corrente da un altro contatore per alimentare il suo bar
Alba Adriatica: il commerciante aveva realizzato un by-pass abusivo. Denunciato dai carabinieri ALBA ADRIATICA – Aveva...