PINETO – Quel che impressiona, forse prima ancora che lo scenario spettrale di questa cima di collina abruzzese ridotta a un deserto, è quel tubo contorto nero, avvolto su stesso, come se l’acciaio che lo conforma sia stato piegato da una forza occulta. E’ pazzesco vederlo lì e pensarlo ancora tanto vicino o addirittura sotto ad altre case della zona.
I dubbi. L’incendio della condotta Snam con la tragedia sfiorata nelle campagne di Mutignano di Pineto, è gia avvolta dal mistero di come sia potuto accadere. Da una iniziale ipotesi di uno smottamento, al successivo cedimento di un traliccio delle corrente, al quello ancor più recente del cedimento della condotta, nessuno riesce a spiegare come un evento più simile alla conseguenze di un catastrofico terremoto possa essere accaduto qui, sì al termine di una due giorni di maltempo, ma in fin dei conti non tale da provocare un’apocalisse del genere. E allora? Intanto perchè una condotta di questa portata passa così vicina alle case e a così poca profondità? Se è normale, scusate ma è da pazzi. Il grido di allarme del povero proprietario della casa più vicina, quella in costruzione e quasi finita, che se l’è presa con chi «non sa fare il proprio lavoro», è sintomatico. La condotta non era posata bene? Oppure era a poca profondità? Ha ceduto e il movimento ha provocato lo smottamento coinvolgendo il traliccio con il distacco del cavo che poi ha innescato l’incendio. Lo chiarirà l’inchiesta aperta dalla procura di Teramo.
Tragedia sfiorata. Intanto per fortuna di parla di tragedia sfiorata. Oltre la casa in costruzione, sfondata e dilaniata dalla prima esplosione e poi dal fuoco, ce n’è un’altra abitata dalle famiglie Ferretti. Undici componenti tra cui un bambino di 10 anni. Per lui ferite leggere come per altri tre parenti: la mamma è quella che versa in più serie condizioni ed è ricoverata in chirurgia; altri tre famigliari sono ricoverati all’ospedale di Atri ma per ustioni leggere. In totale 8 degli 11 hanno fatto ricorso alle cure ospedaliere.
Lingue di fuoco alte 15 metri. Stamattina alle 8 quando è scattato l’allarme, tantissimi testimoni dal mare e dalle colline circostanti hanno potuto vedere e in alcuni casi filmare senza che tremassero loro i polsi, la scena apocalittica che si stava verificando. Lingue di fuoco alte 15 metri, un fronte di fiamme di almeno tre centinaia di metri. Un caos anche nei soccorsi, dirottati con tutta fretta verso contrada Villa Cretone di Mutignano sopra Pineto e verso Atri. un inferno di fuoco con la preoccupazione che ci fossero delle abitazioni coinvolte.
I testimoni: credevamo fosse caduto un aereo. Chi era più vicino degli altri all’epicentro della vicenda, ha raccontato dell’impressione che fosse precipitato al suolo un aereo. Altri hanno chiaramente distino un boato e poi un sibilo crescente come quello del decollo di un jet.
La condotta è il metanodotto della Snam, Cellino-Bussi. A bruciare è la condotta principale Cellino-Bussi della Snam. Gas ad altissima pressione, che ha bruciato per oltre mezzora, mentre i vigili del fuoco di Teramo, Roseto e Pescara lavoravano sulle fiamme col rischio di altre esplosioni. Tutto è finito quando è stata chiuso il flusso nella tubazione, lasciando tutto attorno piante ridotte a scheletri bruciacchiati, una casa distrutta, una con i segni di una strisciata di fuoco e due carcasse di autovetture carbonizzate.
Intervengono Enel e Snam. Sarà l’inchiesta della procura a dire perchè sia successo. Intanto due le note prevenute nel pomeriggio una di Enel, una della Snam. Il gestore dell’energia elettrica, chiamato in causa da alcune ricostruzioni per la presenza o il cedimento di un traliccio, ha subito precisato che «in base alle verifiche finora effettuate, si esclude nel modo più assoluto che l’esplosione del metanodotto di Mutignano, possa essere stata causata dal crollo di un traliccio di Enel». La Snam ha ricostruito la vicenda ricordando che «il Centro dispacciamento Snam di San Donato Milanese è intervenuto tempestivamente chiudendo a distanza, con l’ausilio delle tecnologie in telecontrollo, il tratto di condotta interessato. L’operazione ha consentito di mettere in sicurezza l’infrastruttura in breve tempo, interrompendo la fuoriuscita di gas e agevolando significativamente le operazioni di spegnimento delle fiamme. Dai primi riscontri sembrerebbe che la scarsa stabilità del suolo, unita ai fenomeni di antropizzazione tipici delle aree in prossimità delle coste e al forte maltempo di questi giorni, possa essere tra le cause dell’incidente. La continuità del servizio di distribuzione cittadina del gas per i comuni serviti da quella infrastruttura viene comunque garantita attraverso il collegamento con infrastrutture alternative e, nel caso del comune di Atri, con il ricorso a carri bombolai».