Acqua, il Ruzzo ne perde per strada il 47%. E ha l'aumento di costo maggiore

TERAMO – Reti fatiscenti e prezzi in aumento. E’ questo il triste quadro della situazione idrica nel Teramano e in Abruzzo, secondo quanto emerge dai dati dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva. Proprio nei giorni della drammatica carenza d’acqua nelle reti dei comuni abruzzesi, come conseguenza del maltempo ma anche della obsolescenza delle condotte, e alla vigilia della giornata mondiale dell’acqua che sarà celebrata domenica, i numeri puntano il dito sulle manutenzioni e sui costi. In Abruzzo la spesa annuale per un cittadino nel 2014 è stata mediamente di 294 euro, con i teramani a sborsarne 259, i chietini e pescaresi 309, gli aquilani 298. Ma è stata la provincia teramana a far registrare il maggior aumento della tariffa rispetto ai precedenti 12 mesi: il +4,4 per cento, contro il 4 dei Chieti e Pescara e lo 0,7 dell’Aquila. Negli ultimi sette anni, rileva Cittadinanzattiva, nella provincia di Teramo la spesa per il servizio idrico integrato è aumentata del 39,5%: nel 2007 la bolletta dei teramani ammontava mediamente a 186 euro. E se i capoluoghi abruzzesi si attestano tra il 55esimo e il 75esimo (Teramo) posto della classifica dei servizi più costosi in Italia, si scopre che nella nostra regione di acqua se ne spreca tanta, tantissima. L’Aquila detiene il record della rete colabrodo: dell’acqua immessa il 63% si disperde lungo i percorsi. Chieti ne perde la metà, Teramo il 47% contro il 43 del 2007. Un quadro desolante, aggravato ancor più dal disagio di avere spesso i rubinetti a secco e dal futuro incerto, in assenza di una decisione programmatica sulla rivisitazione o ristrutturazione degli acquedotti ormai non più rinviabile. E nel panorama italiano, Cittadinanzattiva sottolinea come in Abruzzo, al contrario delle altre regioni, non esistano agevolazioni tariffarie per reddito, numero di famigliari o a contributo forfettario.