A Teramo spazi da recuperare: "impresa ciclopica" per l'Ance

TERAMO – Piace all’Ance Teramo il tavolo che si è aperto per il recupero dei numerosi contenitori dismessi a Teramo, ma ammonisce: attenzione, servono serietà d’intenti, finanziatori sicuri, politici e amministratori capaci. Insomma, per l’associazione costruttori è molto difficile realizzare quella che definisce “un’impresa ciclopica”. L’Ance ricorda che “sin dal 1994 con il progetto “Spazi urbani” aveva avviato il dibattito sulla riqualificazione dell’ex manicomio. Sono passati venti anni ed i molti edifici abbandonati della città hanno accentuato la propria fatiscenza contribuendo a segnare il degrado urbano dei quartieri nei quali si collocano”. Tuttavia è necessario “il pieno e sollecito coinvolgimento del mondo produttivo e del sistema finanziario. La fattibilità di complessi interventi di recupero e rigenerazione urbana – specifica l’Ance in una nota –  va coniugata con la sostenibilità finanziaria e gestionale. Le gigantesche superfici da rivalorizzare, che nel caso dell’ex manicomio costituiscono un vero e proprio quartiere, richiedono enormi risorse tecniche ed economiche che potranno arrivare soltanto parzialmente da fondi pubblici, mentre sarà indispensabile creare le condizioni perché intervenga l’imprenditoria locale, considerato che gli sviluppatori nazionali od esteri concentrano le proprie attenzioni nelle aree metropolitane di Roma e Milano”. Per progettare una nuova vita a edifici così strutturalmente incardinati nel centro storico cittadino “occorre una visione d’insieme, una solida determinazione, le migliori risorse amministrative e tecniche ed un crono programma granitico e senza sbavature. Senz’altro una missione ciclopica e piena di incognite per chiunque”. “Il tema della sostenibilità della rigenerazione urbana è per noi ineludibile” afferma il Presidente Beccaceci. “Non arriveranno risorse private per il recupero senza che sia chiaramente identificabile il progetto di riutilizzo e chi gestirà gli edifici. La politica ha un ruolo chiave di programmazione e di indirizzo, oltreché di assicurare tempi certi ai procedimenti autorizzatori, mentre deve lasciare agli imprenditori la possibilità di esprimere idee, proposte, progetti di qualità e capacità realizzativa in grado di assicurare la concreta fattibilità degli interventi e la loro sostenibilità. Dobbiamo ricordare che si tratta di superfici gigantesche superiori ai 30.000 metri quadrati, il cui recupero e mantenimento avrà costi enormi ed un impatto significativo sul debole mercato immobiliare locale che dovrebbe assorbire una offerta di spazi assolutamente incompatibile con le prospettive di crescita. E’ pertanto di interesse generale la valutazione di programmare su base pluriennale interventi di tal genere per tenere in debito conto la dinamica del mercato cittadino. Non va infine trascurata l’ipotesi di demolire quegli edifici pubblici privi di alcun pregio storico, architettonico o monumentale, tecnologicamente obsoleti e fonte continua di costi di manutenzione per gli enti proprietari, per restituire superfici attrezzate a servizio della collettività.”