TERAMO – «Se venerdì non ci fosse stato l’ennesimo problema di questa difficile stagione, avrei lavorato con la necessaria determinazione. Sette anni fa feci delle promesse con onestà, correttezza, serietà perché così siamo fatti, io e mio cugino Ercole Cimini: dissi che saremmo tornati in Serie C e qualcuno avrà pensato… ‘cosa dice questo matto’? Forse avrebbero potuto dirci anche grazie ma dirci o sciverci ‘Vattene siete la colpa dei problemi del Teramo’, non credo sia giusto». Chi temeva che Campitelli oggi potresse annunciare il suo abbandono, ci è andato molto vicino. Nella conferenza stampa convocata per comunicare sviluppi societari, dopo aver annunciato l’incarico di amministratore delegato a Giuseppe D’Aniello, lo scorso anno nello stesso ruolo a Varese, il patron del Teramo si è lasciato andare a un altro sfogo, soprattutto spinto dall’aver scoperto a Canzano, vicino alla sua abitazione, scritte contro di lui e che puntualmente la tifoseria ultrà di ‘Teramo Zezza’ e ‘Sedici gradoni’ ha disconosciuto la paternità.
«Fuori chi non ci vuole». «Se c’è qualcuno che spinge perché questa società vada via – ha ripetuto Campitelli – noi non siamo attaccati alla sedia, siamo pronti ad andare via da domattina: ma queste persone, se ci sono, devono uscire allo scoperto da subito per il bene di questa città e per scacciare i dubbi e la confusione che rischierebbero solo di non farci finire il campionato. Altrimenti voglio che qui, dalla curva alla tribuna ai distinti, siano tutti uniti per ridare entusiasmo a una società che deve trovare tre milioni di euro per fare la stagione. Devo ritrovare la carica di sette anni fa – ha ammonito il patron biancorosso -. Voglio sapere entro il 23 se devo fare ancora il presidente. Tutti devono dirlo, anche gli ultrà. Otto giorni per decidere il da farsi. Sennò mi farò da parte e sarò il primo sponsor di questa squadra, disposto a mettere 500mila euro all’anno di sponsorizzazione».
«Siamo in mezzo a una lotta di potere». Campitelli dice di essere capitato in mezzo a una guerra di potere tra il Coni e la Figc, e anche di aver fatto ricorso per restare in Serie B, sapendo che non succederà nulla: «Se non si fosse creato il problema dello stop al nostro campionato ora stavamo a parlare di acquisti, squadra, allenamenti. Ma adesso sono state giocare partite e sarà più difficile, ma siamo realistici: potrebbe esserci la serie B ma, anche se in misura minore, la Serie D». Dispiaciuto di aver sentito critiche ai mancati acquisti, «perché non avrei i soldi per prenderli», oppure del fatto che «la società è in difficoltà», il patron ha ricordato polemicamente «che se l’Ascoli è in serie B lo deve al Resto del Carlino» e ha criticato il fatto che le trattative con gli attaccanti sono limitate dall’incertezza del campionato, soprattutto «se sui media si amplifica solo l’ipotesi Serie D quando c’è anche la possibilità che si resti in B».
«Non parleremo italiano ma siamo stregati dal biancorosso». Il Campitelli accorato è venuto fuori alla distanza, quando ha ripetuto che «non parleremo italiano ma abbiamo un cuore grande così che non mettiamo in mano a nessuno e siamo stregati dal biancorosso. Ricordate il vestito che ho indossato per la promozione? Beh non lo dicono perchè attorno a me c’è gente superstiziosa, ma sanno che lo porterò con me… fino all’aldilà….»
D’Aniello è il nuovo amministratore delegato. Giuseppe D’Aniello amministratore delegato con poteri pieni sul fronte amministrativo e gestionale, Gianluca Scacchioli nel ruolo di direttore generale con compiti e mansioni più "sportivi". È’ questa la parte organizzativa esposta alla stampa (e alla consueta folla di tifosi) dal presidente Luciano Campitelli. «Saremo una persona sola con Gianluca Scacchioli – ha detto D’Aniello -. Ho scelto Teramo perché io mi lego alle persone e e qui c’è un ambiente ideale per questo e per lavorare bene».