TERAMO – Un principio di incendio, per fortuna domato con tempestività dalle squadre anticendio in servizio continuo, si è sviluppato questa mattina nei sotterranei dell’ospedale Mazzini di Teramo. Il fuoco è divampato da una scatola di derivazione, forse telefonica e non elettrica, e si è esteso a un locale nella zona spogliatoi del personale, in corispondenza, al piano superiore dell’atrio di ingresso e degli ascensori. Ben presto il corridoio si è riempito di un fumo acre e il forte odore di bruciato, ha allarmato le decine di utenti presenti nel nosocomio. Decisivo per impedire che le fiamme si propagassero alle altre strutture è stato l’intervento della squadra antincendio gestita dal Gruppo Servizi Associati (Gsa) che ha in appalto la gestione dei sistemi di sicurezza contro il fuoco della Asl teramana. L’area è stata isolata con la chiusura delle porte tagliafuoco e con un estintore è stato soffocato il focolaio prima della bonifica definitiva della zona interessata. Adesso sono al vaglio le cause del principio di incendio, su cui grava il forte sospetto della mano del’uomo. La scatola di derivazione infatti non ha collegamenti elettrici e dunque è possibile escludere un corto circuito. Quello di oggi è il terzo episodio che si verifica al Mazzini o nelle aree di pertinenza: quest’estate un piromane diede fuoco alla pineta sul lato orientale dell’ospedale, dinanzi all’hospice e qualche mese qualcuno incendio un cestino dei rifiuti del centro prelievi del secondo lotto, dopo aver atteso l’uscita degli utenti e dei gran parte del personale addetto. Sul servizio antincendio dell’ospedale Mazzini pende anche la spada di Damocle della spending review: nelle intenzioni del direttore generale Roberto Fagnano c’è quella di non rinnovare la convenzione, il cui costo annuale ammonta a oltre 1,5 milioni di euro, nonostante il nosocomio teramano sia privo di infrastrutture contro il fuoco e, soprattutto, non sia dotato di un certificato di prevenzione incendi.
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