Epidemia per colpa dei depuratori, a processo l'ex presidente della Ruzzo Reti

TERAMO – Tutti a processo per l’inquinamento del mare ad Alba Adriatica, episodio che nel 2010, tra divieti di balneazione e bambini colpiti da gastroenteriti, colpì duramente l’economia turistica locale. Al termine dell’udienza preliminare, nella quale sono state ammesse 59 parti civili tra cittadini, associazioni di albergatori e ambientaliste, il gup Domenico Canosa ha rinviato a giudizio l’ex presidente della Ruzzo Reti, Giacomo Di Pietro e altre cinque persone che all’epoca rivestivano ruoli dirigenziali, soprattutto nell’area tecnica, all’interno del Ruzzo e della controllata Spt: Gian Mario Fabbi, Domenico Giambuzzi, Enrico Maria Giuseppe Bisanzio, Alfonso Cuccodrillo, Domenico De Flavis. Nel corso del processo, che si aprirà il 5 aprile 2016, i sei dovranno rispondere, a vario titolo e in base alle diverse posizioni, di reati che vanno dall’epidemia colposa al disastro ambientale fino alle lesioni. L’inchiesta è quella aperta dal pm Laura Colica nel 2010 e partita dopo decine di denunce di persone che durante le vacanze estiva al mare di Alba Adriatica furono colpite da gastroenterite. Sotto accusa l’inquinamento delle acque legato, secondo la Procura, al malfunzionamento dei depuratori di Villa Rosa-Alba Adriatica, Sant’Omero, Sant’Egidio alla Vibrata, Nereto e Corropoli. «Siamo di fronte a un processo di assoluto rilievo per la gravità delle imputazioni e la ripetitività degli episodi, nonché per il numero delle persone offese – commenta il legale del Wwf, Tommaso Navarra – Accanto al disastro colposo viene contestata l’epidemia colposa, a riprova che il non corretto funzionamento del ciclo depurativo delle acque incide non solo sulla qualità delle acque dei nostri fiumi o del nostro mare, ma direttamente sulla nostra salute». Il legale sottolinea anche come nel corso degli anni il Wwf sia stato sempre in prima linea nella tutela dei fiumi, come lo stesso abbia dato il proprio contributo in fase procedimentale e come seguirà il processo, nel quale si è costituito parte civile, passo dopo passo, «chiedendo fin d’ora alla pubblica amministrazione un cambio di passo nella gestione della depurazione». Nello stesso processo compariranno come parti civili 59 tra privati cittadini e associazioni di albergatori ed ambientalisti, che hanno presentato la richiesta di costituzione nel procedimento.