Scoperta a Teramo la tecnica per "riprogrammare" gli ovociti e salvare le specie a rischio

TERAMO – Cellule adulte ‘travestite’ da spermatozoi ingannano l’ovulo per convincerlo a riprogrammarle, facendole tornare bambine: grazie ad una tecnica messa a punto in Italia, le ricerche della clonazione possono riprendere dopo 18 anni di tentativi con scarsissimi successi. Pubblicata sulla rivista Cell Reports, la tecnica è stata messa a punto dal gruppo dell’università di Teramo guidato da uno dei pionieri delle ricerche sulla clonazione, Pasqualino Loi. Tra le applicazioni, la tutela di specie a rischio. Gli esperimenti sulla clonazione condotti negli ultimi 15 anni consistevano nell’estrarre da una cellula adulta e differenziata il suo nucleo, ossia la struttura centrale nella quale è impacchettato il Dna, e nel trasferirlo in un ovulo che in precedenza era stato privato del suo nucleo. Le sostanze e i segnali rimasti nell’ovulo avrebbero fatto il resto, stimolando il nucleo della cellula adulta a tornare indietro nel tempo, fino a trasformarlo in quello di una cellula bambina e indifferenziata. «E’ stata una strada piena di difficoltà: i cloni che nascevano avevano molti difetti e avevano un’alta percentuale di mortalità – ha detto Loi all’Ansa -». La spiegazione di tutti questi insuccessi è nel fatto, ha aggiunto, che «in milioni di anni di evoluzione l’ovocita non ha mai ricevuto cellule somatiche, ma solo spermatozoi e sa come trattarli». E’ così che il gruppo di Loi si è messo al lavoro in cerca di un’alternativa, nella ricerca che ha come primi autori Domenico Iuso e Marta Czernik e condotta in collaborazione con gruppi di ricerca francesi e polacchi. «Ci sono voluti dieci anni di lavoro – ha aggiunto Loi – per costringere una cellula somatica differenziata a diventare uno spermatozoo». E’ stato possibile trasferendo nella cellula adulta la proteina chiamata protamina, che viene prodotta nelle fasi finali di maturazione degli spermatozoi: una volta introdotta nella cellula adulta, la proteina ne trasforma la struttura, dandole la forma allungata caratteristica degli spermatozoi. Quanto basta per ingannare l’ovocita e spingerlo a riprogrammare la cellula. «Applicando questa tecnica in vitro – ha detto Loi – abbiamo ottenuto un numero di embrioni doppio rispetto a quello prodotto finora con la tecnica tradizionale».