ATRI – Un appello, l’ennesimo, a riaprire il punto nascita dell’ospedale San Liberatore di Atri è venuto oggi da circa un migliaio di persone che ha partecipato al corteo in difesa della struttura sanitaria teramana, colpita dalla scure del governo regionale assieme a quelli di Penne, Sulmona e Ortona. Organizzata dal Comitato spontaneo “Il San Liberatore non si tocca” (dgli ideatori Roberto Marchione, Pierfrancesco Macera e Giampiero Reitano), la manifestazione ha visto protagonisti mamme con passeggini, puericultrici, ostetriche, studenti ma anche sindacalisti, i consiglieri comunali di Atri e i sindaci di Atri, Pineto, Silvi, Castiglione, Bisenti, Castilenti e Penna Sant’Andrea, con i consiglieri regionali di Forza Italia Paolo Gatti, del Movimento 5 Stelle Riccardo Mercante e del partito democratico Luciano Monticelli e l’onorevole pentastellato Colletti. Discorsi di prammatica, ma anche le testimonianze, forti, di persone impegnate nella cura e nell’assistenza, che hanno sottolineato il ruolo fondamentale di un presidio come il punto nascita di Atri, le cui performances sanitarie sono state lodate di recente anche dall’Agenas. Tutti i numeri dicono del livello qualitativo e quantitativo del reparto atriano, tranne la Regione, che ne ha deciso la chisurua, pur superando il San Liberatore quel limite di 500 nascite all’anno al di sotto del quale un punto nascita è antieconomico. In attesa del Tar e delle risposte del Governatore D’Alfonso alle richieste non solo del suo stesso partito ma anche al pressing istituzionale del Movimento 5 Stelle che ha fatto approvare di recente, in commissione, una risoluzione che impegna l’esecutivo regionale a fornire chiarimenti sull’imminente piano sanitario regionale, l’opinione pubblica ha scelto ancora la strada della piazza, dalla quale mentiene l’attenzione e la pressione alte sul governo abruzzese per riprendersi un maltolto che giudica uno scippo legalizzato.
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