TERAMO – Dopo mesi di notizie trapelate e intenzioni smentite, con richiami alla solidità dell’istituto bancario nonostante la mole di crediti deteriorati, arrivano passi concreti nella possibilità di una aggregazione tra la Banca di Teramo e la Bcc di Roma, colosso del credito cooperativo italiano, già protagonista nel recente passato del salvataggio di altre consorelle in difficoltà. Nel corso del consiglio di amministrazione tenutosi ieri nella sede della banca fondata dal parlamentare Antonio Tancredi, è stato illustrato il protocollo d’intesa siglato dai presidenti Cristiano Artoni e Francesco Liberati, per avviare una concreta valutazione del passaggio di Banca di Teramo in Bcc di Roma. Si tratta tecnicamente di avviare una cosiddetta “due diligence”, ovvero una verifica contabile che porti a un quadro il più esatto possibile della correttezza della situazione economica e patrimoniale del bilancio e soprattutto alla definizione del valore teorico del capitale economico della banca, ai fini di una contropartita. Insomma, alla soglia dei 20 anni di vita, la Banca di viale Crucioli si appresta a cambiare adesso sì proprietà. Scelta resa inevitabile un pò dalle nuove condizioni dei mercati, soprattutto dalla grave crisi imprenditoriale dei territori di riferimento, un pò dalla riforma delle Banche di credito cooperativo ormai alle porte, ma soprattuto anche da pesante fardello di crediti deteriorati che toccherebbe quota 40 milioni di euro e che resiste nonostante la diligente gestione di accantonamenti in un bilancio che chiude perlomeno in equilibro negli ultimi tre anni. Nel management della Banca di Teramo è da tempo allo studio una soluzione senza traumi per i circa 4mila soci, la clientela, le imprese e i professionisti del territorio ma soprattutto evitare la dispersione di un importante capitale umano fatto dai dipendenti delle filiali. In questo senso, a meno di un intervento decisivo dell’Iccrea, la finanziaria del credito cooperativo sui crediti deteriorati, la barra a dritta verso l’aggregazione con l’istituto della capitale sembra essere quella più intelligente.
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