Unioni civili: «Brucchi calca la mano su temi inesistenti nel disegno di legge, tipo “l’utero” in affitto, al solo scopo di alimentare paure cadendo così nella discriminazione». L’accusa al primo cittadino arriva dall’Arcigay di Teramo dopo la presa di posizione assunta da Brucchi al termine di una conferenza del “Comitato dei sindaci a difesa della famiglia” tenuta alla Camera dei deputati. Il circolo Arcigay Teramo, in una lettera aperta al sindaco, puntualizza i passaggi della legge dopo che quest’ultimo ha chiesto l’annullamento del disegno di legge Cirinnà. Questi alcuni passaggi più significativi della nota diffusa:
« Uno degli obiettivi del Comitato è la richiesta di annullamento del Decreto Cirinnà. Brucchi si dichiara contrario all’adozione del ddl in quanto “trasforma il desiderio in un diritto”, si fa promotore di “certi valori”, non condivide la tematica “utero in affitto” concludendo che il Decreto Cirinnà è una distrazione grave ed irresponsabile rispetto ai veri problemi dell’Italia e che il Governo dovrebbe sviluppare politiche familiari più mirate sostenendo i comuni. «Caro Dottor Brucchi, un buon politico dovrebbe essere in grado di occuparsi con lungimiranza della cosa pubblica e dei cittadini. Poichè la lungimiranza è qualità non a tutti concessa, un politico dovrebbe quantomeno sapersi occupare del presente. Perché oggi nel paese sono presenti famiglie omogenitoriali, perchè oggi nel paese sono presenti coppie, sia etero che omosessuali, che non possono assistere il partner in caso di malattia e che non hanno diritti rispetto al patrimonio. Occorre fare chiarezza sul tema e trattarlo con responsabilità, perchè la posizione che lei sente di difendere esclude e discrimina una parte della popolazione dal normale accesso a diritti, tra l’altro già garantiti dalle nostre leggi nazionali e comunitarie. Si pone qui, non una questione etica, ma una questione di diritto. Come dovrebbe porsi la legge nei confronti di un bambino, al quale viene negata la genitorialità del partner del suo genitore biologico, nel caso in cui quest’ultimo venisse a mancare? Lo si rispedisce all’utero madre? Lo mandiamo all’orfanotrofio? O, come noi riteniamo più saggio, consentiamo a chi è già da tempo a lui vicino con amore e premura di continuare il legame affettivo nel nucleo familiare che di lui si occupa già? Si parla tanto dei “capricci” degli omosessuali e dei diritti prevalenti del bambino. Questi bambini e ragazzi, ribadiamo già presenti oggi in famiglie omogenitoriali, hanno forse meno diritti? Meno di altri meritano tutela? Perché, dottor Brucchi, di questo si sta discutendo in Parlamento. Il Decreto va a riconoscere diritti e doveri delle coppie omosessuali che vogliono unirsi civilmente e delle coppie omosessuali ed eterosessuali che non vogliono sposarsi ma solo registrare la propria convivenza. Sulla tematica adozione il decreto presenta la possibilità di adottare il figlio del proprio coniuge. Non è previsto invece l’accesso ai bambini che non sono figli dei due coniugi e non viene minimamente menzionata la gestazione per altri, che invece è ancora espressamente vietata da legge. Sindaco, stepchild adoption, tradotto dall’inglese vuol dire adozione del figliastro. La pratica della stepchild adoption non è, peraltro, una prerogativa delle coppie omosessuali. Essa è in vigore in Italia sin dal 1983 per le coppie eterosessuali, e il disegno di legge Cirinnà ne prevede la mera estensione alle famiglie omogenitoriali. Quindi perché calcare la mano sulla tematica “utero in affitto” inesistente nel decreto Cirinnà? Perché generare panico, incertezza giuridica ed infine cadere clamorosamente nella censura e nella discriminazione? Rispetto ai problemi del paese ci teniamo a ricordarle che a luglio 2015 la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per il mancato riconoscimento delle coppie di fatto ed omosessuali, ed evidenzia l’arretratezza del nostro Paese su questi temi. La Legge deve essere uguale per tutti. Questa è l’unica etica possibile in un Paese che vuole definirsi moderno e civile. Le rinnoviamo pertanto l’invito ad una maggiore e dettagliata conoscenza dei contenuti del ddl Cirinnà evitando il gioco di chi vuole utilizzare l’arma dell’ignoranza per questioni demagogiche continuando a generare un clima di confusione ed incertezza».