TERAMO – Quel bambino morto per la rottura dell’aorta scambiata per una polmonite poteva essere salvato. Lo dice la relazione di due consulenti nominati dal pm Irene Scordamaglia nell’inchiesta avviata dopo la denuncia dei famigliari all’indomani della morte di Lorenzo Panichi, il 14enne deceduto nell’aprile dello scorso anno all’ospedale di Giulianova dove dove era stato portato in condizioni disperate dopo le dimissioni dal nosocomio di Sant’Omero. Ci sono tre medici indagati, due di Sant’Omero e uno di Giulianova. Il professor Bruno Turinetto e la dottoressa Donatella Fedeli, escludendo ogni responsabilità sia dell’equipe del 118 che dei medici del presidio ospedaliero di Giulianova, che avrebbero preso in carico il ragazzo quando ormai le sue condizioni erano irreversibili, disegna responsabilità a carico invece dei soli due medici del Val Vibrata: se fosse stato seguito un corretto iter diagnostico, non si sarebbe verificata la rottura dell’aorta, dicono i due superconsulenti. Invece sarebbe stata sottovalutata sia la sintomatologia riferita al pronto soccorso che successivamente le risultanze degli esami diagnostici. I medici avrebbero il malessere attribuito a una polmonite, che i periti definiscono incompatibile con gli aspetti clinici, senza valutare la possibile natura cardiovascolare prima e poi, in radiologia, l’interpretazione sbagliata avrebbe portato a un referto incompleto. L’errata diagnosi avrebbe avuto diretta influenza sul decesso dell’adolescente perchè se scoperta in tempo, la dissezione dell’aorta poteva essere affrontata con un intervento in cardiochirurgia ed evitare che progredisse fino al decesso.