TERAMO – Non ci sono colpevoli per il crollo della Teramo-mare del 22 aprile 2009, nel tratto tra gli svincoli di Sant’Atto e Bellante, in direzione di Giulianova. Così la pensano i giudici della corte d’Appello dell’Aquila che hanno annullato la precedente condanna a 8 mesi per due funzionari dell’Anas, un costruttore e un tecnico: il tribunale presieduto dal giudice Aldo Manfredi ha assolto perchè il fatto non costituisce reato gli aquilani Fortunato Capulli ed Egidio Colagrande, rispettivamente direttore e direttore delegato dei lavori Anas, il napoletano Pietro Cosentino, procuratore speciale delle imprese esecutrici dell’opera costituitesi in Ati e il siciliano Alfonso Giuseppe Di Giunta, direttore tecnico. Di quel drammatico giorno resterà il provvidenziale intervento dei poliziotti della stradale di Teramo, coordinati dal sostituto commissario Antonio Bernardi, che si misero in strada a bloccare il traffico per impedire che le auto in transito precipitassero nel fiume Tordino dalla voragine apertasi sull’asfalto. Una tragedia sfiorata, un accadimento per il quale è responsabile il maltempo e l’esondazione del corso d’acqua, in quel punto molto vicino alla superstrada. Dunque, quello che il perito riferì nel primo processo – e che portò alla condanna degli imputati – ovvero l’errata costruzione del tratto stradale, con assenza di rilevato sottostante e di tecniche tipiche per la costruzione in prossimità di corsi d’acqua e rischio esondazione, è stato sconfessato dalle difese dei quattro sul banco degli accusati.
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