TERAMO – Un segnale spento, con video nero e logo in basso a destra, stipendi arretrati (cinque) da pagare, telefoni e Internet tagliati, redazione e studi da sgombrare entro il 19 settembre, un futuro incertissimo e da stamattina anche un’istanza di fallimento: l’hanno presentata giornalisti e tecnici di Teleponte, la storica emittente televisiva teramana che trasmette sul canale 15, alle prese con una crisi senza precedenti nel panorama dei media locali. Questa mattina, nella sala consiliare della Provincia, il personale della tv, in sciopero da ieri dopo oltre un mese di stato di agitazione in cui avevano ridotto l’edizione del tg e sei tavoli istituzionali in Provincia senza un nulla di fatto (compresa l’arrivo di una cordata finanziaria che aveva messo nero su bianco la proposta di acquisto a un euro ma che poi ha rilevato difficoltà economico-finanziarie nel corso due diligence, raffreddando la trattativa), hnno tenuto una conferenza stampa per spiegare questi motivi che hanno spinto a ‘spegnere’ la tv e a procedere con la richiesta di fallimento, attraverso il sostegno dello studio legale Scarpantoni.
Alla presenza del presidente della Provincia, Renzo Di Sabatino, il sindaco Maurizio Brucchi, e il rettore dell’Università, Luciano D’Amico (c’erano anche il vicepresidente del consiglio regionale Paolo Gatti, i consiglieri comunali di Teramo Fabio Berardini del Movimento 5 Stelle, Gianguido D’Alberto e Francesca Di Timoteo del Pd, il presidente del Corecom Abruzzo, Filippo Lucci), i dipendenti hanno spiegato che la decisione è arrivata dopo mesi di promesse non mantenute da parte della proprietà, la Fin Television srl, e la latitanza dei vertici dell’amministrazione dell’emittente. I rappresentanti istituzionali hanno espresso solidarietà «a una voce che da anni racconta il territorio e assicurato l’impegno per una risoluzione positiva della vertenza, sottolineando la professionalità di giornalisti ed operatori.
«Non passi questo come un precedente per imprenditori intenzionati a entrare in questo settore e fare man bassa di un bene che è di tutti – ha detto il direttore di Teleponte, Roberto Almonti aggiungendo -. Abbiamo deciso di presentare l’istanza di fallimento perché nell’ultimo anno e mezzo la situazione è diventata insostenibile», lamentando l’assenza di investimenti tecnologici a fronte di sostanziosi contributi pubblici ma soprattutto la mancata erogazione di cinque mensilità ai dipendenti. Dipendenti che hanno chiesto alle istituzioni di mantenere aperto un tavolo su una vicenda che «non è solo sindacale, ma che riguarda un intero territorio».
Nel corso della conferenza stampa sono intervenuti anche il vicesegretario del sindacato regionale dei giornalisti, Pina Manente, che ha parlato di questa vicenda come il frutto di una cattiva gestione dell’emittente televisiva: «Abbiamo iniziato a guardare i bilanci – ha detto – e abbiamo verificato che la televisione aveva le gambe per camminare, ma non è stata gestita bene». Nel suo intervento Pina Manente, che ha sottolineato la forza dei colleghi di Teleponte nel «mantenere la schiena dritta", ha ricordato anche la battaglia sugli uffici stampa, mentre Franco Di Ventura, della Filctem Cgil ha sottolineato «non stiamo celebrando un funerale, ci proveremo fino alla fine».