TORTORETO – Torna a farsi privilegiare, nelle indagini sulla morte del piastrellista tortoretano Demetrio Di Silvestre, la pista di una ritorsione matrata negli ambienti della malavita straniera che gestisce la prostituzione nella zona a cavallo tra le province di Teramo Ascoli. Lo avevano ipotizzato già, a fine novembre, gli articoli di stampa sulle pagine del quotidiano abruzzese il Centro, torna a farlo ancora oggi quello ascolano Il Resto del Carlino che aggiunge un particolare in più: Di Silvestre forse voleva salvare una prostituta, togliendola dalla strada, ma questo avrebbe scatenato la vendetta ‘dimostrativa’ dei clan stranieri che lo avrebbero ucciso per poi bruciarne il cadavere.
Difficile dire se le indagini sull’omicidio di Demetrio Di Silvestre siano giunte al momento chiave, si sostiene nell’articolo, però c’è una pista che gli investigatori stanno battendo con maggiore attenzione: è quella dei rapporti che il piccolo imprenditore edile di Tortoreto intratteneva con una donna in particolare, forse una prostituta. Sotto questo profilo molto utile è il lavoro che gli investigatori stanno svolgendo sui tabulati telefonici. I contatti che Di Silvestre ha tenuto con alcuni suoi interlocutori sono sotto la lente di ingrandimento di chi cerca di dare un volto e nome agli assassini.
Le cosiddette ‘triangolazioni’ rispetto alle celle telefoniche agganciate potrebbe anche dare qualche certezza in più rispetto a chi tra quei contatti telefonici, Di Silvestre, potrebbe aver incontrato. Il ritrovamento del cadavere sul Monte Ascensione a metà novembre non convince gli investigatori che quello sia il luogo del delitto, bensì che il piastrellista sia stato ucciso altrove – forse nei dintorni della stessa Tortoreto – e poi portato fin lassù dove il progetto era far sparire il cadavare bruciandolo.