TERAMO – Non ci fu truffa con le azioni Tercas, tutti gli imputati sono stati assolti. La gran parte perchè il fatto non sussite, i vertici dirigenziali in più anche perchè il fatto non costituisce reato per altri capi d’imputazione. Si chiude dopo poco meno di 9 mesi di udienze il processo per 28 tra dirigenti, direttori di filiale e impiegati dell’ex Banca Tercas e oggi Banca Popolare di Bari, chiamati a processo perchè accusati di aver venduto azioni della banca facendole passare invece per cosiddetti "pronto contro termine", investimenti a un anno con un rendimento garantito.
Con la sentenza pronunciata oggi poco prima delle 20 dal giudice Flavio Conciatori si chiude un primo passagio di quella che è stata la storia più recente, forse la peggiore, della Tercas, che rischiava di coinvolgere attori sicuramente diversi dai protagonisti del default dell’Istituto di crediti che era diventata una banca di tutto rispetto. Molti hanno infatti creduto che questo fosse il ‘vero’ processo alla Tercas, ma in realtà è stato troncone significativo soltanto sotto il profilo mediatico che non ha scavato più di tanto: resta infatti ancor oggi inspiegabile e non spiegato il perchè le ispezioni di Bankitalia poco prima del clamoroso commissariamento, non avevano mai evidenziato lo stato di dissesto che successivamente si fece risaltare.
Il pm aveva chiesto 15 condanne. La pubblica accusa, rappresentata dal pm Enrica Medori aveva chiesto la condanna a 6 anni per l’ex direttore generale Antonio Di Matteo e per l’ex responsabile pro-tempore dell’area finanza della Tercas, Lucio Pensilli (contro i quali si era costituita parte civile la Popolare di Bari) e 4 anni per l’allora responsabile pro-tempore dell’area commerciale Alessio Trivelli. Assolti tutti, dunque, dal responsabile del servizio privati Piero Lattanzi, a quello del settore finanza, Franco Maiorani, per Fabrizio Di Bonaventura, Franca Marozzi, Mariagabriella Calista, Pietro Sciarretta, Nicola Celli, Rosanna Arcieri, Valentina Angelozzi, Enrico Robbuffo, Luisa Ferri, Silvana De Sanctis, Marco Nardinocchi, Maria Lucia De Laurentiis, Monica Di Luciano, Luca Ettorre, Christian Torreggianti, Elena Malatesta, Carlo Pavone, Giancarlo Stacchiotti, Lidia Mazzocchitti, Rosanna Rastelli, Maria Carmela Valentini, Danilo Ranalli e Marinella Petrini che all’epoca, in base alle diverse posizioni, ricoprivano ruoli che andavano da quelli di direttori a vicedirettori di filiale fino ad addetti alla riprofilatura dei clienti.
L’avvocato: «Restituita la dignità a Di Matteo». «La sentenza assolutoria è l’epilogo del mirabile operato del Tribunale – ha commentato l’avvocato Gianni Falconi, legale di Antonio Di Matteo insieme alla collega Claudia Di Matteo – la magistratura ha restituito onorabilità e prestigio al dottore Di Matteo. L’accertata insussistenza dei fatti dimostra che la Tercas, nel periodo in cui è stata diretta da Di Matteo, non ha mai negato agli investitori il riacquisto delle proprie quote né più né meno di quanto è accaduto nell’operazione del 2010, perché la Banca le collocava nella certezza che avrebbe potuto riacquistarle in quanto aveva la necessaria solidità finanziaria e perché ha sempre anteposto gli interessi dei suoi clienti ai propri».