La Cisl sulla ricostruzione lenta: «Con l'apertura dei cantieri 1.500 posti disponibili in edilizia»

TERAMO – La provincia di Teramo sta perdendo un’occasione più unica che rara nel post sisma, che da sola permetterebbe di tornare al periodo pre-crisi economica: il ritardo nell’avvio della ricostruzione, ‘blocca’ la possibilità di un incremento occupazionale diretto di almeno 1.500 lavoratori nell’edilizia. A denunciarlo è il responsabile territoriale della Filca Cisl, Giancarlo De Sanctis, che fa una equazione matematica con i numeri dell’Usr. «Considerando che l’attuale massa salati dell’edilizia provinciale ammonta a circa 25 milioni di euro – spiega il sindacalista – con la partenza di soli 1.235 cantieri, ovvero l’equivalente delle pratiche pervenute all’Ufficio speciale per la ricostruzione di Teramo, per un valore di 125 milioni di euro, a tanto ammonterebbe il volume occupazionale che ne deriverebbe». Per la Filca Cisl questo modificherebbe profondamente l’economia provinciale del nostro settore, «senza considerare – aggiunge De Sanctis – l’impatto sull’indotto dell’edilizia che, in quanto settore anticiclico, stimola l’avvio indiretto di almeno altri 16 settori merceologici». Ma purtroppo la partenza è lenta, simile a quanto accaduto per i cantieri di edilizia abitativa degli aggregati post sisma 2009, partiti ben 8-9 anni dopo il terremoto aquilano.

«Oggi pratiche alla mano, ci sono appena 20 decreti di liquidazione per i quali si possono avviare i cantieri – aggiunge il responsabile Filca Cisl – e di questi 20, 5 riguardano danni lievi alle abitazioni (0,5% delle richieste), 15 riguardano le attività produttive (9%), di cui uno per danni lievi, 4 per danni gravi e 10 le delocalizzazioni. Al primo posto nelle liste d’attesa per gli interventi di edilizia residenziale, c’è Teramo con 146 pratiche presentate, poi Montorio con 79 e Campli con 47 pratiche. Per le solo attività produttive, invece, al primo posto troviamo Castel Castagna con 13 pratiche di danno grave, 7 per Teramo, 5 per Isola e Montorio e 4 per Campli: aziende chiuse e lavoratori licenziati per l’inefficienza della nostra macchina amministrativa»

In realtà a fronte del mancato potenziamento dell’ufficio (che lavora ancora con 26 addetti) si registra un incremento della velocità, ma c’è ancora molto da fare. Secondo il sindacalista, «sulle opere private bisogna snellire le procedure farraginose del Mude, il programma informatico per l’inoltro delle richieste, e dotare l’USR di uno staff tecnico idoneo. Adesso che abbiamo le risorse, ci dobbiamo tutti corciare le maniche è concentrarci sull’accelerazione del processo di avvio dei cantieri, dimostrando così il valore e l’efficienza della macchina pubblica, al servizio della sicurezza e del bene dei propri cittadini».