TERAMO – «In Italia è in gioco la democrazia, stiamo vivendo il più grave attacco della storia della nostra Repubblica alla democrazia rappresentativa, alla Costituzione, all’ordinamento liberale». Lo ha detto la senatrice radicale Emma Bonino, intervenendo all’Università di Teramo dove ha ricevuto, in mattinata, assieme alla scrittrice ebrea deportata ad Auschwitz, Edit Bruck, l’onorificenza Guido II degli Aprutini. Nel suo affondo politico, la Bonino ha puntato l’indice sulla maggioranza giallo-verde al Governo, il cui «obiettivo è – ha aggiunto – l’uscita di fatto dall’Unione Europea e dall’euro, le cui conseguenze sarebbero una perdita catastrofica del valore del risparmio, delle famiglie, del loro potere d’acquisto assieme a un aumento drammatico della povertà, dell’insicurezza tra la maggioranza della popolazione».
«Questo disegno, a mio avviso eversivo, ha già smantellato le norme che garantiscono ai membri del Parlamento libertà di espressione assoluta, che hanno affermato un nuovo regime che si sostituirebbe alle istituzioni rappresentative magari… per sorteggio». La Bonino, rivolgendosi agli studenti presenti assieme ad autorità, istituzioni e tutto il corpo docente delle facoltà teamane, e riallacciandosi al tema delle deportazioni e degli autoritarismi evocati, nei loro interventi, dalla stessa Bruck e dal ministro belga Elio Di Rupo, ospite della manifestazione, ha ammonito come «l’assalto alla legalità porta con sè la ricomparsa dei fantasmi del nazionalismo e del razzismo», definendo «inaccettabile il bullismo verbale e tribale di stampo squadrista», che lo accompagna. «Lo sdoganamento di questo vocabolario da curva sud – ha aggiunto la storica leader radicale – è così pervasivo che ha sdoganato tutti, tornando allo ‘sporco negro’ come nel ’50 dicevamo ‘sporco terrone’». La Bonino si riferisce a Salvini quando mette in discussione la divisione dei poteri dello stato («Non sta al ministro degli Interni – ha detto – dire ‘li voglio vedere scendere in manette…’, le manette le decide la magistratura») ma ne ha anche per l’altro vice premier Di Maio, sulla negazione «dell’attinenza istituzionale alle divisioni delle competenze» («Per cui c’è uno che fa tutto, un giorno è ministro della sanità, un giorno delle infrastrutture e anche ministro degli esteri fino a prova del contrario,, forse manca dell’istriuzone… e gli altri che fanno? Dormono?»).
La Bonino ha concluso invocando un ritorno «con urgenza a un ordine istituzionale, l’unico che garantisce tutti, a partire da più fragili. La democrazia è la tutela delle minoranze: la democrazia non significa la dittatura delle maggioranze, quella è un’altra cosa». E con l’appello ai giovani a studiare e alle donne soprattutto di non «farsi dire più da nessuno ‘quel mestiere non potete farlo», ha ricordato che «la libertà è un valore e come tale va curata, amata, difesa, ogni singolo giorno,, tanto per non svegliarsi un bel giorno a scoprire che, ohibò, non c’è più. Sarebbe troppo tardi».