TERAMO – La misura è colma e delle esternazioni del segretario provinciale Gabriele Minosse non se ne può più. E’ questo il tenore della rivolta del Pd teramano, che vuole arrivare dritto alla resa dei conti con il responsabile della segreteria del partito che dalle elezioni per il presidente della Provincia in poi, ha caratterizzato la sua gestione del partito con gli accordi con il centrodestra, dalla Ruzzo Reti alla presidenza del Bim, dove si è insediato lui stesso. L’aver avallato la sfiducia al Cda dalla Ruzzo Reti (quello stesso che Minosse stesso con Tommaso Ginoble hanno fortemente sponsorizzato con l’appoggio al centrodestra gattiano) è stato utile a Minosse, nel corso dell’ultimo direttivo provinciale, per mettere sotto accusa, ancora una volta, il gruppo consiliare del Pd: "Pur essendo notizia del giorno la richiesta di processo da parte della Procura per l’annosa questione della sicurezza delle nostre acque, anche a carico dell’ex Presidente del Cda del Ruzzo – scrivono il gruppo consiliare con i due assessori, l’unione comunale e Manola Di Pasquale -, il coordinamento si è concentrato esclusivamente su un’azione che, semplicemente, dava seguito a quanto già espresso in Assemblea del Ruzzo dal sindaco di Teramo, con il sostegno di tutta la maggioranza comunale. Nessun indirizzo politico dunque, nessuna volontà di trattare temi importanti per la cittadinanza (quali, appunto, la sicurezza delle acque, la sorte delle partecipate, le azioni da porre in essere per riconquistare a Teramo il ruolo di capoluogo di Provincia, messo ancor più a dura prova dal sisma del 2016), ma l’ennesimo tentativo, portato avanti caparbiamente ormai dallo scorso giugno, di delegittimare l’amministrazione di centro-sinistra del Comune capoluogo". Il partito teramano ritiene non più tollerabili i continui attacchi contro il gruppo consiliare, i due assessori e il sindaco e a questo aggiungono i "dissennati comportamenti messi in atto negli ultimi mesi nei principali enti con l’unica ratio di occuparsi, e occupare, poltrone e postazioni da usare come clava contro compagni di partito che dissentivano". Ovvero, Provincia, Ruzzo e Bim sono esempi di accordi trasversali con il centro destra teramano "in palese contrasto con il codice etico del Partito democratico". Stavolta però a differenza delle precedenti in cui nessuno ha mosso foglia, i firmatari della dura nota politica, "questo gruppo dirigente del Partito Democratico di Teramo prende le distanze dall’attuale segreteria provinciale e da organismi sviliti e svuotati di ogni contenuto, usati solo come armi da puntare verso il ‘nemico’ interno. Riteniamo inoltre doveroso da parte nostra porre all’attenzione del nuovo gruppo dirigente nazionale la situazione in cui versa il Partito Democratico della provincia di Teramo perché si ripristini il prima possibile un clima di serenità che permetta alla nostra Comunità di tornare a fare politica sul territorio". Con una chiosa provocatoria, in sintonia con la domanda di Minosse se i due assessori comunali Stefania Di Padova e Simone Mistichelli facciano parte ancora del Pd: "Loro sì – si legge nella nota -, e prova ne sia che uno dei due (Di Padova, ndr) fa anche parte del coordinamento nazionale. Piuttosto: l’attuale segreteria provinciale del Pd, può considerarsi in linea con la politica ed i principi del Pd nazionale?"
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