TERAMO – Il tavolo è istituzionale, ma l’unico Ente rimasto è il Comune, con il sindaco Gianguido D’Alberto che cerca di tenere insieme le fila di una vicenda che per strada ha lasciato ancora 19 ex dipendenti senza la possibilità di un lavoro e che ad ottobre faranno i conti con la cassa integrazione in scadenza. La verteza dell’ex punto vendita Ipersimply di Piano d’Accio torna d’attualità al tavolo delle relazioni industriali della Regione, organizzato in Provincia, per mettere di fronte ancora una volta i sindacati e i dirigenti del gruppo francese Auchan e valutare insieme quella continuità occupazionale di cui si era fatto un gran parlare quando questa battaglia sindacale era molto accesa. C’è una complicazione in più che rischia di allentare l’attenzione della proprietà sulla questione: il recente accordo che trasferirà tutti i punti vendita Auchan al Conad, che di recente ha acquistato il marchio transalpino della grande distribuzione. Un colpo commerciale di grande portata, che potrebbe avere riflessi positivi sulla vertenza teramana. Come? Conad potrebbe diventare l’interlocutore al tavolo istituzionale, sperando che possa essere interessato a rilevare il punto vendita di Piano d’Accio. In questo senso sono orientati gli sforzi del sindaco D’Alberto e dei tecnico comunali che non hanno mai smesso di tenere i contatti con i grandi gruppi potenzialmente interessati a investire a Teramo, su una licenza di grande distribuzione, per circa 3.600 metri quadrati, licenze che in Abruzzo sono bloccate fino al 2023. Conad, che finora è presente in zona attraverso affitti di rami d’azienda e non con una licenza propria, potrebbe valutare meglio di altri la possibilità di investire con questa nuova opportunità e dare dunque speranza di riassorbimento ai 19 dipendenti. "Certo, la vendita di Auchan costituisce un elemento di indeterminatezza – ha commentato il sindaco D’Alberto al termine del riunione -, ma come unica autorità istituzionale presente, ho voluto ricordare alle parti che hanno un obbligo di responsabilità a farsi carico della situazione di difficoltà dei lavoratori. Non è ammissibile una chiusura su posizioni di retroguardia, trincerandosi dietro l’incertezza amministrativa del momento. Tutti devono fare uno sforzo per andare incontro alle esigenze dei 19 lavoratori che tra un pò non avranno più il sostegno degli ammortizzatori sociali".
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