TERAMO – Le ferite alla testa che Giuseppe Di Martino ha procurato al padre sbattendogli tre o quattro volte la testa sul tavolino del tinello di casa, non sono compatibili con la morte del 73enne. L’autopsia eseguita nella tarda mattinata di ieri dall’anatomo patologo Pietro Falco potrebbe aver confermato indirettamente la versione fornita dall’architetto 46enne adesso in cella per aver provocato la morte del genitore Giovanni, al culmine di una colluttazione scoppiata perché il figlio era intervenuto per difendere la madre. Piuttosto, le lesioni alle vertebre cervicali, starebbero a dimostrare che cadendo all’indietro, il meccanico in pensione si sarebbe rotto l’osso del collo battendo contro il tavolino. E’ legato al quel filo conduttore che solo l’analisi medico legale può aiutare a cucire, il destino processuale di Giuseppe Di Martino. La sua testimonianza coincide con quella della madre, ma il pubblico mnistero Enrica Medori vuole dissipare ogni dubbio sulla dinamica del delitto, anche se questa è indirizzata sulla preterintenzionalità del gesto. Il figlio 46enne non voleva uccidere il padre, come ha detto subito agli inquirenti. Lo ha anche accompagnato in ospedale dove i medici hanno tentato di salvarlo ma il danno midollare non ha lascito scampo al pensionato. Il figlio, accortosi che stava aggredendo per l’ennesima volta la madre che stavolta aveva deciso di andare via da casa, è intervenuto afferrandolo per il collo e la colluttazione ha lasciato ferite su entrambi. Anche Giuseppe come Giovanni ha alcune ecchimosi sul collo, ma è anche vero che il più giovane ha avuto la meglio sulla resistenza del padre e gli ha sbattuto la testa tre o quattro volte sul tavolino. Le ferite lacero contuse alla testa, però, non hanno provocato emorragia cerebrale, non sono state cioè profonde e gravi a tal punto da provocarne la morte. La colluttazione, però, ha causato alla fine la caduta dell’anziano, questa sì fatale. Per mettere nero su bianco l’esito dell’autopsia, il consulente tecnico d’ufficio nominato dal pm si è riservato due mesi di tempo, dopo l’esame al quale hanno partecipato anche il legale dell’arrestato, l’avvocato Nicola Di Maio e il consulente di parte, il medico legale Giuseppe Sciarra. Domattina, intanto, Giuseppe Di Martino, – in stato di fermo da venerdì pomeriggio nel carcere di Castrogno -, comparirà dinanzi al gip del tribunale di Teramo, Domenico Canosa per la convalida del fermo.
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