Processo in Corte d’Assise: accusa convinta della mano omicida di Simone. Oggi le difese
TERAMO – A quasi tre anni dall’omicidio di Renata Rapposelli nell’aula di Corte d’Assise del tribunale di Teramo si è svolta la requisitoria del pm Enrica Medori, che ha chiesto la condanna a ventiquattro anni di carcere per l’ex marito della donna, Giuseppe Santoleri, e all’ergastolo per il figlio Simone, entrambi accusati di omicidio volontario e soppressione di cadavere per la morte della pittrice teatina.
Secondo l’accusa i due imputati avrebbero ucciso la donna, arrivata a Giulianova proprio per incontrare l’ex marito e il figlio, il 9 ottobre 2017, al termine di un’accesa discussione per questioni economiche. A denunciare la scomparsa di Renata Rapposelli erano stati alcuni amici della donna, con il cadavere ritrovato diversi giorni dopo in una scarpata vicino al fiume Chienti, nelle Marche.
Dopo la requisitoria del pm è stata la volta delle parti civili, che si sono associate alla richiesta di condanna e che hanno chiesto un risarcimento danni di 500mila euro a favore della figlia della pittrice, Maria Chiara Santoleri, e di 10mila euro a favore dell’associazione Penelope. Nel corso della stessa udienza davanti ai giudici togati e popolari si è svolta anche l’arringa dell’avvocato Alessandro Angelozzi, difensore di Giuseppe Santoleri, che ha chiesto l’assoluzione del suo assistito dal reato di omicidio. OGGI una nuova udienza, nel corso della quale si svolgerà l’arringa degli avvocati Gianluca Reitano e Gianluca Carradori, difensori di Simone.