Tutti assolti per il capo principale. Il resto sono pene per episodi collaterali
TERAMO – Il processo che per i media è stato definito quello del ‘crac Tercas’, si è chiuso a Roma oggi senza un colpevole per il default che nel 2012 fece perdere al territorio una florida banca, che era riuscita anche ad acquistarne un’altra, prestigiosa come la Caripe.
Le condanne all’ex direttore generale Antonio Di Matteo (4 anni e 7 mesi) e all’ex presidente Lino Nisii (un anno e mezzo) si riferiscono infatti rispettivamente a episodi di bancarotta preferenziale rispetto all’assegnazione di fondi a una banca di San Marino e per omesse comunicazioni alla vigilanza sempre in relazione alla stessa operazione.
I giudici hanno infatti sentenziato con un “non luogo a procedere“, e assoluzione piena dunque, su tutto quello che riguarda la prima parte del capo d’imputazione, ovvero i fatti relativi alle vicende della banca teramana che non c’è più. A partire dall’associazione per delinquere in capo allo stesso Di Matteo e ai coimputati.
Restano le condanne residuali insomma di un processo durato 7 anni, con una sentenza che arriva dopo 11 anni dall’inizio delle indagini: assoluzione piena per l’imprenditrice teramana Cinzia Ciampani, condanne a 3 anni e 10 mesi per l’imprenditore Raffaele Di Mario (i suoi affidamenti ‘facili’ furono presi a capro espiatorio dalla vigilanza), a un anno e 3 mesi per Francescantonio Di Stefano, tra gli altri.