Il gestore degli impianti di risalita svela: “Contratto troppo oneroso quello chiesto dall’Asbuc”
PRATI DI TIVO – Il ping pong infinito tra gli attori protagonisti della gestione di una stazione sciistica che da decenni tenta un decollo ormai non più credibile, si arricchisce di un altro colpo.
Il gestore degli impianti di risalita, Marco Finori, chiamato in causa dal presidente dell’Asbuc, Paride Tudisco, per essersi rifiutato di sottoscrivere un contratto per l’uso dei terreni su cui grava l’uso civico – necessario per poter avviare cabinovia e seggiovie – replica senza mezzi termini.
E svela che dietro quell’accordo non c’è una contropartita ‘simbolica’ come era stato proposto alla Gran Sasso Teramano (proprietaria degli impianti a fune), bensì una monetizzazione, anche gravosa (21mila e rotti euro, Iva esclusa, per sei mesi, oltre a 300 tessere gratuite e l’uso dei terreni in estate per il pascolo): “Io non pago due volte per la stessa cosa – dice Finori -“.
E aggiunge: “Mai come quest’anno gli impianti sono a punto e pronti per partire e la manutenzione è stata fatta con meticolosa puntualità”. Ma allora, si potrebbe partire se il Governo ‘liberasse’ le stazioni invernali? “Per noi sì – dice Finori – ma se non risolvono le loro beghe e l’Asbuc non smette di massacrare il territorio e la società, la vedo difficile: senza uso dei terreni non si può aprire”.
Ascolta l’intervista a Marco Finori, in onda al Tg di R115.