E’ l’unico modo per riaprire davvero nella bella stagione e rifondare. Magari cercando l’imprenditore escluso dal primo bando (mai aggiudicato)
TERAMO – Se non bastassero almeno una decina di ‘pec’ di sollecito affinché facesse di tutto per aprire gli impianti di risalita dei Prati di Tivo, a sancire il fallimento della gestione Finori ai Prati di Tivo è stato lo stesso imprenditore, che nella riunione di ieri in Provincia ha ammesso di non essere in grado di poter aprire la stazione di risalita (per il terzo inverno consecutivo dal 2019) perchè “il Coreneva ha ritirato il certificato di immunità degli impianti dal rischio valanghe”. senza il quale gli impianti non possono essere messi in movimento. Marco Finori si è preoccupato di aggiungere anche “perchè negli anni le cose sono sempre state fatte male“.
Come negli anni passati? Anche negli ultimi tre quando la gestione era stata affidata alla sua ditta individuale? Ci si accorge soltanto adesso che “le cose” erano state fatte male. Più che una ammissione di colpa, la si può prendere per un resa. Anzi, dovrebbe essere così. Bandiera bianca, voltare pagina e corciarsi le maniche per cambiare tutto: solo così la Provincia, che risulta essere ancora il maggior azionista di una società in liquidazione, la Gran Sasso Teramano, può pensare di salvare la stagione estiva alle porte (organizzativamente parlando), per poi programmare un rilancio invernale, anche se i danni prodotti fino ad oggi potrebbero essere irreversibili.
La riunione della Provincia voluta dagli operatori turistici dei Prati di Tivo, giustamente con cuore e ginocchia a terra, nonostante la stazione turistica ‘tiri’ anche senza impianti di risalita aperti, ha chiarito un solo aspetto, che fonda sulle promesse del presidente Diego Di Bonaventura: procedere immediatamente all’organizzazione della stagione estiva poi liquidare la Gst e trovare un nuovo proprietario. Le azioni dovrebbero essere concomitanti e non successive l’una all’altra, perché solo così si può are una sicurezza a operatori e frequentatori dei Prati. Dunque, subito nuova gara o trattativa con il secondo partecipante a quella precedente (e mai aggiudicata), stante l’inadempienza fattiva di chi doveva aprire d’inverno per farlo anche d’estate ma che si è scoperto non sapere nemmeno quali passaggi tecnici servissero per (ri)ottenere i certificati di immunità – anche se qui le colpe sono un pò di tutti gli Enti coinvolti -. E soprattutto risolvere il caso Comune di Fano Adriano, il cui ‘ritiro-non-ritiro’ il ricorso al Consiglio di Stato contro la stessa Gst di cui è socio, sta prendendo il sapore di una barzelletta, fermandosi qui per non scomodare il Palazzo di giustizia. Ce la potremo fare?
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